L’avvocato dell’ex vicepresidente Mike Pence ha rintracciato una dozzina di documenti segreti governativi durante una perquisizione nella sua casa in Indiana, allargando così lo scandalo dopo il ritrovamento di file protetti in edifici riconducibili alle figure di Joe Biden e di Donald Trump.

Informato dell’accaduto, il numero due dei repubblicani durante la scorsa presidenza si è subito mosso per avvisare le autorità competenti (ossia gli Archivi Nazionali) e ha consegnato i documenti rinvenuti durante la perquisizione, avviata dopo che simili perlustrazioni avevano portato alla luce materiale classificato nella casa e nell’ufficio del presidente Joe Biden.

Documenti segreti a casa Pence, lui “non ne era a conoscenza”

Mike Pence non era a conoscenza della presenza di documenti segreti sensibili all’interno della sua residenza personale. Così si legge nella lettera inviata dal suo legale agli Archivi Nazionali.

Un esiguo numero di documenti con contrassegni classificati sono stati inavvertitamente inscatolati e trasportati nella casa personale dell’ex vicepresidente alla fine dell’ultima amministrazione

Greg Jacobs, avvocato di Mike Pence

Oltre all’estratto della lettera, Jacobs ha inoltre confermato la volontà di Pence di candidarsi alle presidenziali 2024, correndo così contro il suo mentore Donald Trump. Tuttavia, quanto accaduto pone un freno temporaneo alle sue velleità, con il suo assistito che sta collaborando pienamente alle indagini in corso.

La perquisizione operata dall’FBI, di concerto con la Divisione di Sicurezza Nazionale del Dipartimento di Giustizia, è avvenuta lo scorso 19 gennaio quando Pence si trovava a Washington. In totale sono state portate via quattro scatole contenenti copie di documenti dell’amministrazione: due di queste, in particolare, racchiudono i documenti con contrassegni classificati.

Dal punto di vista mediatico è uno scivolone su una buccia di banana per Pence, il quale successivamente all’irruzione degli agenti nel resort di Trump in Florida lo scorso agosto, dichiarò di non avere nulla da nascondere. Il tycoon, raggiunto dalla notizia, ha definito “innocente” il suo storico braccio destro in un post su Truth.

Nel frattempo dal Senato arriva l’ipotesi di una proposta di legge ad hoc in merito alla gestione dei documenti presidenziali riservati, alla luce delle recenti novità. Su tutti i casi indaga il procuratore generale, nonché ministro della Giustizia, Merrick Garland.

Pence sapeva ma ha scelto di collaborare

Ricostruiamo dunque la cronistoria dei fatti.

Stando a quanto raccontato da Jacobs, nel momento in cui trapela la notizia del ritrovamento di documenti riservati nell’abitazione di Biden in Delaware, Mike Pence avrebbe dato mandato a un team di legali di esaminare i documenti contenuti nella sua casa in Indiana. Il 19 gennaio l’FBI trova i documenti mentre l’esponente repubblicano si trova a Washington per una manifestazione contro l’aborto, acconsentendo al sequestro dei documenti.

I leader del Congresso di entrambi i partiti sono rimasti sbalorditi nel venire a conoscenza dell’implicazione di Pence in merito al possesso di documenti riservati a casa sua. Il presidente del Senato Dick Durbin (democratico) si è detto “scioccato”, mentre dalla schiera dei repubblicani si fa quadrato intorno all’ex vicepresidente. Il senatore Lindsey Graham è convinto che Pence “non abbia mai pensato di compromettere intenzionalmente la sicurezza nazionale“,

Il presidente dell’House Oversight James Comer, che sta indagando sui documenti riservati di Biden, ha dichiarato in un comunicato che Pence lo ha contattato nei giorni precedenti in merito ai documenti riservati trovati a casa sua. Nel colloquio “ha espresso piena collaborazione, rispondendo a tutte le domande con la massima trasparenza“.