In Iran nelle ultime 48 ore sono state arrestate le giornaliste iraniane Mmes Melika Hashemi, Saideh Shafiei e Mehrnoush Zarei e sono state trasferite nel carcere di Evin, a nord di Teheran. Lo ha riferito l’Associazione dei giornalisti di Teheran. Mehrnoush Zarei Hanzaki è stata arrestata nella sua abitazione mentre Melika Hashem, convocata ieri presso il tribunale del carcere di Evin per “alcune spiegazioni”, è stata arrestata non appena arrivata. Sale così a 79 il numero dei giornalisti arrestati in Iran dall’inizio delle manifestazioni, ovvero dal 16 settembre, quando le proteste antigovernative hanno scosso il Paese dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che ha perso la vita in custodia cautelare per non indossare bene il velo. I giornalisti arrestati in questi mesi avevano documentato le manifestazioni contro il governo a fine ottobre, oltre 300 reporter iraniani avevano firmato una lettera aperta che criticava il governo di Teheran per aver “arrestato i (loro) colleghi e averli privati dei loro diritti”, compreso l’accesso ai propri legali.
Il regime degli Ayatollah in Iran e le proteste
Il regime degli Ayatollah, la cui guida suprema è rappresentata da Ali Khamenei, ha represso sistematicamente dissidenti, minoranze etniche e donne. La guida suprema ha attribuito le proteste a una cospirazione straniera e le ha definite un “atto di tradimento”.
Analisti e attivisti affermano che la maggior parte delle persone di età superiore ai 25 anni si è tenuta lontano dalle manifestazioni. Questo è stato un fatto che ha sfavorito le proteste, seppur il sentimento che legava i partecipanti a coloro che preferivano rimanere in casa era esattamente lo stesso. Se da un lato quindi c’è stata una sorta di condivisione spirituale negli intenti, dall’altro la mancanza effettiva di partecipazione ha portato le onde oceaniche di manifestanti a diminuire.
“L’assenza di una massa critica ha creato un “problema matematico” per il movimento di protesta”, ha affermato Ali Vaez, direttore del Progetto Iran dell’International Crisis Group. “La maggioranza si unirà solo quando il regime avrà perso la volontà di reprimere”, ha detto alla CNN. “Ed è improbabile che la volontà repressiva del regime si spezzi a meno che non ci sia una massa critica nelle strade”.
Tuttavia, gli analisti iraniani concordano sul fatto che è probabile che le proteste riaffiorino.
Secondo gli attivisti, quasi 20.000 persone sono state arrestate. Secondo HRANA, più di 500 persone, tra cui dozzine di bambini, sono state uccise.