Un iceberg gigantesco grande due volte l’area metropolitana di di New York si è staccato da una banchisa in Antartide. Secondo le prime ricostruzioni, la sua superficie sarebbe pari a circa 1.500 chilometri quadrati e avrebbe uno spessore di circa 125 metri. L’episodio sarebbe accaduto domenica pomeriggio, coinvolgendo il ghiacciaio Brunt.

In gergo tecnico i climatologi chiamano questo fenomeno “calving: in pratica giunge a compimento un arco temporale immenso nel quale si creano delle piccole crepe che via via si ingrandiscono fino a tagliare completamente l’intero strato di ghiaccio. Il vero problema risiede semmai nel carattere sequenziale di simili fenomeni, in un “tamponamento” a catena che si ripete con frequenze sempre più brevi.

Antartide, nuovo caso di “calving”: l’iceberg più grande si separò nel 2000

La rottura dell’iceberg in Antartide non giunge come notizia totalmente inattesa. Di norma le grandi distese di ghiaccio intorno al continente provocano occasionalmente la nascita di grandi iceberg, come parte del processo naturale di spostamento del ghiaccio verso il mare. Fenomeni come il calving avvengono abbastanza di rado, e dunque non costituiscono una sorpresa in senso assoluto. Molti esperti contattati dai quotidiani in merito alla notizia non hanno infatti mostrato particolari segnali di allarmismo.

Scorrendo all’indietro la cronologia, già nel febbraio 2021 si verificò un altro crollo: l’iceberg, in quel caso, aveva delle dimensioni leggermente più ridotte, grossomodo della grandezza dell’area metropolitana di Londra. In assoluto, l’iceberg più grande che si sia mai staccato era grande otto volte di quello scioltosi 48 ore fa: il fenomeno avvenne nel marzo 2000 e rimane ancora oggi uno degli eventi naturali più impressionanti dell’epoca moderna.