Silvana Mangano causa morte. Nata a Roma il 21 aprile 1930, è stata un’attrice. Tra le maggiori attrici del cinema italiano, per le sue interpretazioni ha ottenuto tre David di Donatello e tre Nastri d’argento.
Silvana Mangano causa morte, malattia
Il 4 dicembre 1989, con l’aggravarsi del cancro che la affliggeva da qualche tempo, si rese necessario un intervento al mediastino, eseguito alla Clínica La Luz di Madrid, dove viveva con la figlia Francesca. Al termine dell’operazione ne seguí un arresto cardiaco e il coma. Morì il 16 dicembre, a 59 anni.
Marito, figli
Silvana è stata l’indimenticabile attrice di Riso amaro, dove recitava il ruolo della mondina. Anche Dino De Laurentiis, il produttore del film, ne rimase folgorato, tanto che si sposarono ed ebbero quattro figli.
Biografia
Silvana è figlia di Amedeo, un umile ferroviere italiano e Jakie, una riservata donna inglese. Il fratello Roy è stato un noto tecnico del suono. Trasferitasi a Milano segue dei corsi di danza classica presso la Jia Ruskaya, dove viene notata dal famoso costumista Georges Armenkov che la convince a partire per la Francia per lavorare come indossatrice nella maison Mascetti. È subito notata dal regista René Chanas e nel 1945 recita come comparsa in “Le Jugement dernier”.
Esordisce al cinema nel 1946 con il film ” L’elisir d’amore”, ma è nel 1949, nella parte della fidanzata di Vittorio Gassman nel film “Riso Amaro”, che conquista subito pubblico e critica. Due anni prima aveva partecipato al concorso di Miss Italia, ma il titolo lo vince Lucia Bosè. Durante il concorso la Mangano divide la passerella con altre future star del cinema italiano come Gina Lolobrigida, Gianna Maria Canale ed Eleonora Rossi Drago.
Appena diciottenne, fu scelta da Giuseppe De Santis per quello che sarebbe diventato un film manifesto del Neorealismo, Riso amaro (1949), accanto a Vittorio Gassman, Raf Vallone e Doris Dowling. L’attrice, presentatasi a un provino molto truccata e abbigliata in modo vistoso, fu scartata alla pari delle altre partecipanti; qualche tempo dopo, passeggiando per via Veneto a Roma incappò in De Santis: senza trucco, coi capelli bagnati e un aspetto dimesso colpì il regista, che la sottopose a un secondo provino e le affidò il ruolo della mondina Silvana Meliga.
Più aumentano i film e più la sua carriera, completamente controllata dal marito, si fa raffinata e intensa, distinguendosi per lo stile con il quale disegna i personaggi. La fine dei ruoli “estetici” avviene con la pellicola di Vittorio De Sica L’oro di Napoli (1954), nel quale interpreta un’eterea donna ansiosa di riscatto, ruolo che le permetterà di vincere il Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista. Lo scontro con la Loren si fa più acceso. Entrambe maritate con produttori, puntano gli occhi su Hollywood. Ma a vincere sarà la Sophia nazionale che, con La ciociara (1960) e il conseguente Oscar in mano, segna il punto definitivo a suo favore.
È diretta da Visconti in “Morte a Venezia” (1971) che le vale un Nastro D’Argento; “Ludwig” (1973); “Gruppo di famiglia in un interno” (1974) in cui con Burt Lancaster ed Helmut Berger sperimenta per la prima volta i toni e gli atteggiamenti di una mediocre donna volgare. Nel 1972 con Sordi, Bette Davis e Joseph Cotten è meravigliosa ne “Lo scopone scientifico”, capolavoro di Luigi Comencini che le regala l’ultimo David di Donatello