Spotify licenzia 600 dei suoi 10 mila dipendenti, il colosso svedese dello streaming musicale lo ha annunciato tramite una nota stampa.

La crisi che sta investendo il mondo delle big tech continua a manifestare i suoi effetti.

Spotify è solo l’ultima delle più grandi multinazionali IT occidentali, a subire il peso della pandemia e a decidere di ridimensionare i costi attraverso ingenti licenziamenti.

Dopo Microsoft, Amazon, Google e Meta, ora anche Spotify ha dovuto ridurre il personale di circa il 6%.

Inoltre, si stima che il taglio dei 600 dipendenti, costerà all’azienda circa 35-45 milioni di euro per gli oneri legati al licenziamento.

La causa di questi tagli è da addebitarsi prevalentemente al periodo della pandemia da Covid 19. In seguito alle restrizioni e al lockdown, infatti, i servizi di streaming sono esplosi ed erroneamente, i vertici delle più importanti big tech occidentali, avevano creduto che anche dopo essere tornati alla normalità i servizi digitali acquisiti sarebbero stati mantenuti.

In realtà, le cose non sono andate proprio così e il Ceo di Spotify ha ammesso le sue responsabilità in una lettera ai suoi dipendenti.

Spotify licenzia 600 dipendenti, i motivi spiegati dal Ceo

Nella nota inviata ai dipendenti, Daniel Ek, Ceo di Spotify ha esordito dicendo:

“Come molti altri leader, speravo di sostenere i forti benefici derivanti dalla pandemia e credevo che la nostra attività globale e il minor rischio di impatto di un rallentamento della pubblicità ci avrebbero isolato”.

Poi, l’amministratore delegato ha continuato ammettendo:

“Col senno di poi, sono stato troppo ambizioso nell’investire prima della crescita dei nostri ricavi. Per questo motivo, oggi stiamo riducendo la base dei nostri dipendenti di circa il 6% in tutta l’azienda. Mi assumo la piena responsabilità per le mosse che ci hanno portato qui oggi”.

Negli anni, l’azienda svedese ha sempre investito molto, puntando, dapprima, all’espansione in nuovi mercati, e successivamente in contenuti esclusivi come i podcast.

Se fino ad oggi, gli investimenti del colosso dello streaming musicale hanno prodotto dei risultati soddisfacenti, lo stesso non è accaduto nell’ultimo anno e Ek ha anche affermato che Spotify non è abbastanza efficiente per garantire il successo a lungo termine dell’azienda dichiarando:

“Passiamo ancora troppo tempo a sincronizzarci su strategie leggermente diverse, il che ci rallenta. E in un contesto economico difficile, l’efficienza assume un’importanza maggiore”.

Per il Ceo di Spotify, l’attuale traiettoria intrapresa dall’azienda non sarebbe stata sostenibile nel lungo periodo. L’azienda che fino ad oggi contava 9800 impiegati, infatti, non riesce più a sostenere tutti i costi finanziari e organizzativi che una struttura così ampia richiede, come ha spiegato lo stesso amministratore delegato prima nella lettera al personale licenziato e poi in un comunicato stampa:

“Per dare un’idea del perché di questa decisione, nel 2022 la crescita di Spotify ha superato di 2 volte la crescita dei ricavi. Come ben sapete, negli ultimi mesi abbiamo fatto un notevole sforzo per contenere i costi, ma non è stato sufficiente”.

Cosa spetta ai dipendenti licenziati?

Nelle prossime ore, i 600 dipendenti di Spotify interessati da questo provvedimento aziendale saranno invitati a colloqui individuali.

L’azienda, offrirà loro un’indennità di licenziamento che varierà a seconda dei requisiti locali di preavviso, della permanenza in azienda e del ruolo svolto. Mediamente, i dipendenti riceveranno cinque mesi di liquidazione.

Anche le ferie maturate durante il periodo lavorativo e non utilizzate verranno pagate ai 600 dipendenti licenziati e la copertura sanitaria continuerà a essere garantita durante il periodo di liquidazione.

Inoltre, Spotify offrirà anche un supporto all’immigrazione, senza dimenticare anche i servizi di ricollocamento professionale per 2 mesi. Tutto ciò dovrebbe costare all’azienda circa 35-45 milioni di euro.