Quasi nuova canzone e tanto da dire, come capita spesso al cantautore romano classe 1991 al secolo Fulvio Felici. Dopo l’esperienza americana a San Diego e i mesi di lavoro all’album “Rap”, arriva una pubblicazione di cui è molto orgoglioso. Una fotografia musicale dei nostri social e della voglia che inducono in molti di avere sempre un’opinione su tutto. Ne ha parlato diffusamente in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.
Quasi nuova canzone, lo spunto
“Volente o nolente giro spesso sui social. Vivo questo mondo parallelo a quello reale e inciampo in situazioni che mi lasciano allibito. Sicuramente sono dei mezzi di comunicazione che contribuiscono a dar sempre più peso ai giudizi nei nostri confronti, ma non è solo nel mondo digitale, da sempre devoto all’apparenza, che le frasi frivole ma ad effetto prendono vita. Proliferano dall’alba dei tempi nei nostri saloni, nelle nostre piazze e nelle nostre tavole imbandite con piatti fumanti e brusii di sottofondo.”
Quasi nuova canzone, il senso della canzone
“Il brano si basa sulle banalità dette più frequentemente nei contesti più disparati. Il più delle volte espresse con una noncuranza interpersonale unita alla volontà, spesso solamente inconscia, di porsi come persona sapiente, saggia, con esperienza, mascherata da un falso interesse alla vera gravità della situazione percepita dal soggetto che manifesta apertamente il suo disagio: che si parli di esami o di situazioni sentimentali, la massima tirata a casaccio è sempre dietro l’angolo.”
Sul nome d’arte
“Direi che quest’approssimazione mi rispecchia molto. Io non sono mai stato un virtuoso e mi sono sempre mosso d’istinto, di pancia. Cercavo qualcosa che lo spiegasse agli ascoltatori, che rendesse evidente il mio pessimo rapporto con la perfezione. Non siamo solo distanti io e lei… ma proprio non ci capiamo. E poi è un modo di ironizzare sulla mia difficoltà personale di etichettarmi nei vari contesti sociali, proprio dove solitamente si cerca una propria “carta di identità” io non la trovo. “
Sul perché una versione acustica
“Io credo molto nella mia canzone “A casaccio” e mi sembrava giusto riproporla in un’altra veste ad un anno esatto dalla sua uscita. Certe composizioni nascono da te ma poi imparano in fretta a camminare da sole con le proprie gambe e lo dimostra il fatto che, cambiando arrangiamento, non cambia l’emozione dell’ascolto. Sono certo che la delicatezza di queste sonorità dia ancora più rilievo al testo.”
Su Patrick Stump
“La mia musica arriva tutta dall’ascolto ossessivo di Patrick Stump dai Fall Out Boy alle sue cose da solista. Lo so, non è esattamente uno di quei nomi gettonati come John Lennon o Michael Jackson ma io lo considero un genio assoluto. Anzi invito tutte le pantere della giungla ad ascoltarlo e a scoprilo. Le cose meravigliose sono molto più vicine all’occhio di quanto possiamo immaginare.”
Ecco il link del podcast dell’intera intervista di Quasi:
https://www.radiocusanocampus.it/it/quasi-a-casaccio
Ecco il video di “A casaccio” di Quasi in versione acustica: