Ultimi aggiornamenti dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro: il traslocatore del boss è uscito allo scoperto. Gianni Jihed, 33 anni, è il titolare dell’azienda di traslochi “Casanuova”, alla quale Messina Denaro si era rivolto per spostare il suo nascondiglio da una zona all’altra di Campobello di Mazara.
Il signor Jihed si dice completamente all’oscuro dell’identità del capomafia: quella mattina del 24 maggio 2022 il padrino gli aveva telefonato presentandosi come un cliente qualunque.
Non fece nomi, aveva una voce molto rilassata, disse che aveva bisogno di un trasloco a Campobello e mi mandò le foto dei mobili su Whatsapp con l’indirizzo di via San Giovanni 260.
E così la ditta di traslochi fu ingaggiata per trasportare “un letto, una lavatrice, il frigo e due armadi completamente vuoti”.
Roba economica, tanto che gli feci un prezzo basso. Cinquecento euro, pagò in contanti alla consegna. Ma non andai io personalmente, per quella consegna incaricai due miei dipendenti e altri due li chiesi in prestito a un’altra ditta. Tutti ragazzi trentenni come me, che non l’hanno riconosciuto.
Secondo il traslocatore, il lavoro fu portato a termine senza intoppi. Eccetto un piccolo ritardo, non troppo digerito dal capomafia.
Quella mattina alle 7.10 gli mandai un Whatsapp per avvisarlo che saremmo arrivati con circa 20 minuti di ritardo. Mi inviò allora un messaggio vocale che ancora conservo sul telefonino e a risentirlo oggi mi fa davvero accapponare la pelle. Stavolta la sua voce era molto infastidita, il tono sempre calmo ma completamente diverso. Disse: ‘L’importante è che non tardate ancora. Vi stiamo aspettando fuori…’.
Soltanto diversi mesi dopo, quando è stato scoperto il suo covo in vicolo San Vito, il signor Jihed ha riconosciuto Messina Denaro.
Ho chiamato un mio amico avvocato, Antonio Mariano Consentino, per chiedergli consiglio e lui mi ha portato subito alla polizia che così ha trovato sul mio cellulare anche l’indirizzo del covo di via San Giovanni.
Aggiornamenti arresto Messina Denaro, le ricostruzioni sul documento d’identità di Bonafede
Il lavoro degli inquirenti si concentra ora su Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara arrestato per aver prestato l’identità al boss. Bonafede avrebbe ceduto al capomafia il proprio documento di identità affinché potesse metterci la sua fotografia.
Il documento è stato utilizzato da Messina Denaro per curarsi: sotto falso nome, il boss avrebbe avuto accesso alle cure del servizio sanitario nazionale almeno a partire dal novembre 2020, quando fu operato all’ospedale di Mazara del Vallo.
Il geometra ha inoltre permesso al boss di attivare a suo nome un bancomat, utilizzato da Messina Denaro per le spese necessarie durante la latitanza. Bonafede avrebbe anche acquistato, per conto del padrino, l’appartamento in vicolo San Vito, impiegando i soldi ricevuti dal capo di Cosa Nostra.
Crosetto: “Omertà rende più difficile la lotta dello Stato”
Il ministro della Difesa Guido Crosetto a Palermo si è recato a Palermo per incontrare i carabinieri e ringraziarli dopo la cattura del boss.
La lotta a Cosa nostra non è conclusa con l’arresto di Messina Denaro. La lotta tra il bene e il male ci sarà per i prossimi secoli. In Italia, molto spesso in alcune regioni, la lotta tra il bene e il male è la lotta dello Stato contro la criminalità organizzata. Una criminalità che diventa potente che cresce nel tessuto economico e che in periodi di crisi ha più possibilità di crescere. Una criminalità che genera paura, e la paura diventa omertà e rende più difficile la lotta dello Stato.