Cambiano i limiti del pignoramento 2023? Qual è la procedura del pignoramento e come evitarlo? Quanti debiti portano al pignoramento? Il primo effetto di un debito porta all’espropriazione forzata.

Non è la quantità dei debiti che incidono sulla procedura, anzi, a volte basta aver contratto un unico debito per ritrovarsi a fronteggiare un’azione di pignoramento.

Poche persone valutano uno degli aspetti più incisivi dove può attecchire il pignoramento: “beni, somme risparmiate e immobili“.

Insomma, il quadro dell’espropriazione è molto ampio. Nella peggiore delle situazioni, il debitore si ritrova nelle condizioni di dover saldare un prestito o una prestazione economica.

Laddove viene meno il pagamento, il creditore ha il potere di avviare un processo di esecuzione attraverso un atto esecutivo.

Un atto che congela i beni del debitore al fine di soddisfare il credito.

Per questo motivo, cercheremo di capire quali sono i limiti del pignoramento fissati per il 2023, ma soprattutto, le scappatoie che permettono di svincolarsi dall’espropriazione.

Pignoramento 2023: ecco i nuovi limiti

Il legislatore per tutelare il debitore ha inserito nella normativa i limiti al pignoramento. Si tratta di parametri da considerare per l’espropriazione del conto corrente, stipendi e pensioni.

Valori soggetti a correttivi annualmente, condizionati dalla presenza dell’assegno sociale. Nel 2023 è stata attivata la rivalutazione sull’assegno sociale, che oggi corrisponde al valore di 503, 27 euro, erogata dall’Ente nazionale di previdenza sociale per 13 mensilità.

L’attuale normativa per il pignoramento sullo stipendio prevede un’azione esecutiva fino a un quinto della remunerazione percepita. Un valore da considerare al netto della busta paga.

Tale prospettiva cambia in base alla natura del creditore, ad esempio se l’azione esecutiva viene promossa dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione, i limiti del pignoramento sono diversi.

Infatti, la quota della busta paga pignorabile deve rientrare in diversi parametri, tra cui:

  • ammesso il pignoramento di un 1/10 (un decimo) della busta paga, se la remunerazione netta supera 2.500 euro;
  • ammesso il pignoramento di un 1/7 (un settimo) della busta paga, se la remunerazione netta non risulta più alta di 5.000 euro;
  • ammesso il pignoramento di un 1/5 (un quinto) della busta paga, se la remunerazione netta supera 5.000 euro;
  • per il trattamento di fine rapporto il limite pignorabile corrisponde a 1/5 (un quinto) del valore complessivo netto.

Percepisco uno stipendio più basso di 1.000 euro, rischio il pignoramento?

Per legge la busta paga è pignorabile. Questo implica che ogni somma percepita a titolo di stipendio può essere oggetto di espropriazione forzata, ma entro la parte eccedente il minimo vitale.

A chiarire quest’ultimo aspetto la Corte Costituzionale nella sentenza 248/2015, in cui viene spiegata la pignorabilità dello stipendio basso fino al tetto massimo quattro quinti, anche se rappresenta l’unica e sola fonte di reddito.

Quando il conto corrente non può essere pignorato?

In materia di pignoramento sul conto corrente, occorre precisare che la normativa prevede l’espropriazione sulle quote di stipendio accreditate sul conto corrente postale o bancario.

In altre parole, il creditore può avvalersi sulle somme depositate all’atto della notifica dell’atto esecutivo, ma non dell’intero importo, ma solo della parte rimanente del triplo dell’assegno sociale.

In questo contesto, il limite di riferimento corrisponde a 1.509,81 euro. Ciò significa, che ad esempio su uno stipendio di 1.900 euro, la parte pignorabile corrisponde a circa 391 euro.  

Oltre tutto va detto che, sull’accredito degli stipendi successivi al pignoramento, viene applicata un’espropriazione dal datore di lavoro, entro il limite di 1/5.

Per arrivare al pignoramento della busta paga è necessario che l’atto di pignoramento venga emesso dal tribunale e notificato al debitore (lavoratore), banca e datore di lavoro.

L’istituto di credito e il datore di lavoro, entro 10 giorni dalla notifica dell’atto, devono comunicare gli emolumenti percepiti dal lavoratore.

In questo modo viene attivato l’iter del pignoramento della busta paga fino a un quinto del valore netto dello stipendio.

Il pignoramento non produce i suoi effetti sulla cessazione del rapporto di lavoro.

Pignoramento conto corrente in rosso

Esistono diversi stratagemmi per evitare il pignoramento del conto corrente, sicuramente quello più utilizzato è il corrente in rosso, ovvero farlo trovare privo di somme pignorabili.

E, ancora, aprire un fido bancario, in modo che le somme percepite confluiscano nella copertura della linea di credito o richiedere l’emissione di assegni circolari, con la possibilità di risanare il debito in 3 anni o adoperare altre strategie.