Svolta nell’inchiesta della Procura di Brescia sui presunti maltrattamenti fisici e psicologici subìti dalle atlete della ginnastica ritmica. Su richiesta del pm Alessio Bernardi, il gip Francesco Grassani ha infatti disposto per un’allenatrice bresciana la misura cautelare interdittiva del divieto di allenare su tutto il territorio nazionale. La 30enne, Stefania Fogliata, è accusata di maltrattamenti aggravati dalla giovane età delle persone offese, con condotte che sarebbero iniziate nel 2017.
Allenatrice ritmica sospesa a Brescia: è accusata di maltrattamenti
L’indagine che ha portato alla sospensione dell’allenatrice di ginnastica ritmica Stefania Fogliata, 30enne che lavora in una palestra di Calcinato affiliata alla “Federazione Ginnastica d’Italia”, in provincia di Brescia, era nata dalla denuncia presentata lo scorso agosto dalla mamma di due atlete 13enni. Nell’esposto, diffuso da ChangeTheGame, associazione che si batte per proteggere atlete e atleti dagli abusi nello sport, la donna raccontava delle umiliazioni che le ragazzine e le loro compagne erano state costrette a subire a causa del peso, dovendo sottostare ad insulti e mortificazioni in pubblico, soprattutto durante la prova della bilancia in mutandine, finché non avevano deciso di ritirarsi dall’attività sportiva. “Mia figlia sognava di diventare una grande ginnasta, invece le hanno fatto passare le pene dell’inferno”, aveva dichiarato il padre di una delle due ragazze.
Sarebbero otto, in particolare, le presunte vittime, tutte tra i 10 e i 14 anni, ascoltate in audizione protette videoregistrate e assistite da una psicologa dell’ASST di Brescia. Tra testimoni, genitori, colleghi dell’istruttrice a cui le ginnaste si erano rivolte, nonché i vertici della Federazione, gli inquirenti avrebbero sentito oltre 25 persone. Le loro parole, unitamente al ritrovamento di vecchie chat e di riprese video di alcuni episodi, talora effettuate dalla stessa indagata, avrebbero confermato il quadro indiaziario nei confronti dell’allenatrice bresciana, spiegando la ragione per cui le atlete avrebbero abbandonato l’Accademia nonostante le prospettive di successo, anche in campo internazionale.
Scandalo ginnastica ritmica: come ci si è arrivati
Tutto inizia nell’autunno del 2022 con un’intervista rilasciata da Nina Corradini, ex atleta della Nazionale di ginnastica artistica, a Repubblica: raccontando la sua esperienza nel centro dell’Accademia di Desio, dove da sempre si formano le atlete italiane, la ginnasta denuncia di aver subìto maltrattamenti. Dopo la sua testimonianza, arriva quella della collega della Nazionale Anna Basta. Le due raccontano di essere state costrette, tra le altre cose, a pesarsi davanti alle compagne. Mentre si apre un’indagine davanti alla giustizia ordinaria, Federginnastica dà il via a un’inchiesta interna.
I primi provvedimenti arrivano all’inizio del nuovo anno, quando la Procura di Monza fa sapere che due tecnici dell’Accademia di Desio, responsabili sia della struttura che della gestione tecnica delle atlete, sono stati iscritti nel registro degli indagati per presunti comportamenti vessatori e abusi psicologici nei confronti delle ginnaste. Si tratta di Emanuela Maccarani e della sua assistente Olga Tishina. Mentre si continua ad indagare – al momento sono ancora in corso le indagini preliminari -, le due vengono deferite da Federginnastica. Sarà il Tribunale federale a decidere per la loro assoluzione o condanna.
Ma le parole delle atlete che per prime hanno avuto il coraggio di denunciare hanno provocato, nel frattempo, un vero e proprio effetto domino, che ha portato decine di ginnaste a parlare degli abusi subìti. Tra le altre, ad esporsi sulla questione sono state anche le due campionesse Vanessa Ferrari e Carlotta Ferlito. Quest’ultima, sfogandosi sui social, aveva deciso di parlare dei suoi problemi alimentari, facendoli risalire a quando aveva otto anni e un’allenatrice, nel suo primo collegiale di ginnastica, aveva iniziato a farle notare di mangiare troppo, chiedendole di dimagrire.“Mi chiamavano ‘grassa come un maiale’ […] tutte cose che sono passate, ma nella testa non passano mai”. “Non siete soli – aveva concluso – “succede, ne usciremo insieme”.