Per Elisa a chi è dedicata: che non sia stata come vuole la più recente di molte teorie una maestra di Monaco a dare il nome alla celebre composizione di Beethoven, anni dopo la sua morte?

Troppi anni a cercare di capire chi fosse Elisa per la quale è stato composto il brano musicale più ascoltato e amato nel tempo. Un brano per mezzo del quale generazioni di ragazzini e ragazzine alle prime armi si sono allenate affinché imparassero a suonare lo strumento del pianoforte. E non solo, rappresenta il brano più utilizzato nel cinema, e in tantissimi altri contesti laddove la musica classica sarebbe stata opportuna inserirla.

La melodia di questa composizione è la più suonata al mondo, nasce da una musa ispiratrice di cui non si ha identità certa, ma questo per quello che può valere è soltanto un enigma mai risolto in 210 anni di esistenza dello sparito più apprezzato ed eseguito in tutto l’universo.

L’abbiamo sentito e risentito e ogni volta è un dolce sentire, una carezza nell’animo. Anche vederla suonare non è mai abbastanza!

LA STORIA DELL’OPERA CHE SONO ARRIVATE FINO A NOI

Per Elisa, fu scritto da Ludwig van Beethoven un grande compositore tedesco, appartenuto alla categoria di musicisti del classicismo viennese, considerato anche uno dei maggiori e più influenti compositori di tutti i tempi. Non ebbe luce se non soltanto 50 anni dopo la morte del compositore.

A pubblicare l’opera, fu un musicologo tedesco Ludwig Nohl che l’aveva copiato dall’originale ritrovato in una collezione privata di una famiglia di Monaco. All’epoca il titolo dell’opera ritrovata era “Fur Elise” e datata 1810. Quel manoscritto originale oggi risulta essere disperso.

Per Elisa a chi è dedicata: il libro Why Beethoven lo spiegherebbe

The Guardian, un quotidiano britannico, riporta tra le sue righe che il mistero attorno alla musa ispiratrice della composizione di Beethoven rimasto irrisolto da circa 200 anni potrebbe aver trovare soluzione in un libro dal titolo Why Beethoven scritto da un giornalista e autore di origini britanniche specializzato in musica classica Normann Lebrecht.

Ricostruendo, come tanti hanno già fatto, la storia del manoscritto (lasciato in eredità dal musicista tedesco), Normann Lebrecht afferma che il titolo l’avrebbe scelto Babette Bredl, la quale si ritrovò a casa le preziose pergamene musicali. Infatti sia la nipote che la cognata della signora Bredl si chiamavano Elise.

Nel tempo altre ipotesi prima di questa ultima ricostruzione sono state in piedi per rintracciare la figura di colei la quale ha ispirato il musicista. Quali sono?

Per Elisa a chi è dedicata: le ipotesi

La soprano tedesca Elisabeth Röckel amica di Beethoven, e Elise Barensfeld una giovane cantante che suonò con un amico del compositore tedesco sono due ipotesi che riconducono alla figura della musa ispiratrice.

Quella più affermata la riconduce a Therese Malfatti, anch’ella musicista tedesca studente di Beethoven, una delle donne di cui si era preso una cotta senza però essere contraccambiato nel sentimento. Ma cosa centra Therese con Elisa? Semplicemente nulla, sarebbe il risultato di una errata trascrizione di Nohl!

Lo scrittore Lebrecht, ha ripeso quest’ultima teoria: Therese Malfatti, alla sua morte lasciò in eredità la partitura di Beethoven insieme ai suoi componimenti a un pianista tale Rudolf Schachner. Il libro dell’autore inglese trova il punto più interessante quando cerca di dare la spiegazione che tutti gli appassionati hanno atteso da una vita.

Schachner infatti era il figlio illegittimo di Babette Bredl, un’ex insegnante di Monaco. Poco dopo la morte di Therese Malfatti decise di trasferirsi a Londra con la famiglia e lasciò a casa della madre i manoscritti ereditati dall’amica, compresa la partitura di Beethoven.

La moglie di Schachner si chiama Elisabeth ma veniva chiamata carinamente con il diminutivo Elise. Anche la loro figlia si chiamava Elise. Ora Lebrecth spiega che quando Nohl si recò per fare visita a Bredl e ritrascrisse il brano, lei era tanto presa dalla disperazione della partenza del figlio e della nipote che lesse in modo sbagliato il titolo anziché “Fur Therese” , “Fur Elise”. Dunque il titolo della composizione musicale potrebbe derivare da un lapsus generato dal sovrappensiero, o addirittura, da un errore voluto appositamente affinché gli anni avvenire la nipote avesse avuto notorietà.

La domanda posta da il Guardian allo scrittore: Ma cosa avrebbe pensato Beethoven di tutto questo?

«Penso che sarebbe scoppiato a ridere davanti agli accademici che hanno dedicato tutta la loro carriera a scoprire chi fosse un’Elise che non è mai esistita», ha risposto lui.