Antonio Gozzini assolto per incapacità di intendere e di volere, Brescia. La Cassazione conferma le sentenze per i primi due gradi di giudizio. L’82enne, è stato accusato di aver assassinato sua moglie Cristina Maoli (di 62 anni).

Il fatto si è verificato il 3 ottobre del 2019.

Antonio Gozzini assolto, che ha fatto?

Antonio Gozzini assolto dopo il delitto del 3 ottobre 2019. Quella sera l’uomo avrebbe in primo luogo colpito sua moglie con un mattarello e poi l’avrebbe accoltellata alla gola e alle gambe.

A seguito dell’omicidio, Antonio Gozzini avrebbe vegliato sul corpo di Cristina Maioli per oltre 24 ore, tentando anche il suicidio.

Stando a quando descritto dal pg Guido Rispoli, Gozzini viveva con una “moglie altamente sollecitante, che vuole si curi seriamente, che assuma farmaci e si faccia ricoverare. Ha già manifestato un’ideazione violenta nei confronti della moglie tanto che lei per un po’ gli ha nascosto il ceppo dei coltelli. La notte di quel giorno la uccide e ritenere che sia casuale o riconducibile alla gelosia è un palese travisamento delle risultanze probatorie”.

La Procura aveva richiesto per Gozzini 21 anni di carcere. Riteneva l’imputato completamente in possesso delle proprie facoltà mentali.

Aveva richiesto personalmente la condanna proprio il pg Guido Rispoli aggiungendp: “la gelosia patologica non aveva mai dato segnali prima dell’omicidio, se n’è parlato solo a posteriori per tentare di trovare una causa di non punibilità”.

Secondo Rispoli i giudici d’appello “non hanno operato alcuna seria confutazione della stessa omettendo di confrontarsi con gli atti processuali”, omissione tanto “più grave considerando che la tesi del delirio di gelosia si basa solo sulle dichiarazioni rese da Gozzini gli ultimi dieci minuti del secondo interrogatorio in carcere”.

La polizia scientifica mette  i sigilli all’abitazione dove  Antonio Gozzini ,  70 anni, ha ucciso la moglie,  Brescia 4 ottobre 2019. L’uomo e stato assolto  perché incapace di intendere e volere a causa di un totale vizio di mente per “un delirio di gelosia”. ANSA/ FILIPPO VENEZIA 

Antonio Gozzini incapace di intendere e di volere

Durante la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2019, Antonio Gozzini,  ex docente di Fisica ha ucciso la moglie Cristina Maioli, insegnante di lettere all’Itis Castelli di Brescia.

L’ha colpita con un mattarello mentre dormiva, per poi accoltellarla alla gola e alle gambe. E’ rimasto a vegliare sul suo corpo per più di 24 ore. In seguito, ha avvisato la domestica.

Antonio Gozzini è stato assolto. Secondo i giudici è stato travolto da un raptus di “delirio di gelosia” che l’avrebbe reso “incapace di intendere e di volere”, e dunque, non consapevole di ciò che stava facendo la sera dell’omicidio.

Attualmente l’uomo è ricoverato nella Rems di Castiglione delle Stiviere (Mantova), dichiarato soggetto potenzialmente pericoloso.

Direttamente dall’art. 85 Codice Penale:

” “capacità di intendere e di volere” indica che l’imputabilità comprende entrambe le attitudini, ovvero sia quella di intendere sia quella di volere, di conseguenza un soggetto può dirsi non imputabile quando, essendo presente l’una, manchi l’altra e viceversa.”

Assolto per delirio di gelosia

La patologia psichiatrica era stata dichiarata in primo grado a seguito di due consulenze, della difesa e dell’accusa, durante la fase di dibattimento ( ovvero fase del processo penale in cui si esamina e si discute il reato e attraverso la quale ha luogo il giudizio).

In una nota il tribunale ordinario di Brescia aveva confermato “delirio di gelosia, quale situazione patologica da cui consegue una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità che esclude, in ragione elementare principio di civiltà giuridica, l’imputabilità”.

Erano state spiegate così le specifiche riguardanti il caso dell’omicidio di cui è accusato Gozzini. Lo ha scritto Roberto Spanò, il presidente della Corte D’assise nelle motivazioni di sentenza di primo grado, che poi è stata confermata in appello e che ora risulta definitiva in Cassazione:

“Appare necessario non confondere i disturbi cognitivi con le episodiche perdite di autocontrollo sotto la spinta di impellenti stimoli emotivi; la liberazione dell’aggressività in situazioni di contingenti crepuscoli della coscienza con la violenza indotta dalla farneticazione nosologica; il “movente” con il “raptus” e “l’allucinazione”; il femminicidio con l’uxoricidio”.