Aveva paura che volesse allontanarlo dal padre, il suo ex compagno, detenuto nell’ambito di un’inchiesta su un’organizzazione specializzata in furti d’auto insieme al nonno paterno: per questo un 15enne, al culmine dell’ennesima lite con la madre, aveva deciso di ucciderla con un’arma da taglio, un coltello, colpendola al collo e alla schiena ripetutamente. Ora il Gup del Tribunale per i minorenni di Catania ha condannato il ragazzo, reo confesso del delitto, a 16 anni di reclusione.

Mamma uccisa dal figlio a Catania: 15enne condannato a 16 anni di reclusione

Era stato lo stesso 15enne a confessare, nel corso dell’udienza di convalida del fermo eseguito dopo il delitto dalla squadra mobile della Questura, di aver ucciso a coltellate la madre, Valentina Giusta, di 32 anni, al culmine di una lite, l’ennesima scoppiata tra i due. Da un po’ tra madre e figlio i rapporti si erano infatti raffreddati, a causa del progressivo allontanamento della donna dall’ex compagno, il padre del 15enne, detenuto in carcere, e dal nonno materno del giovane, entrambi indagati nell’ambito di un’inchiesta su un’organizzazione specializzata in furti d’auto. Con loro il 15enne aveva rapporti molto stretti: proprio i suoi sentimenti nei confronti dei due, in particolare del padre, lo avrebbero portato a compiere il delitto, per paura che la mamma potesse allontanarlo da lui.

“Papà sei il mio amore, ti amo”, “Sei stato il papà migliore, ti amo tanto e anche se sei lontano da me ti penso sempre e con il cuore sono vicino a te”, “Presto fuori”, scriveva sui social.. A scoprire il corpo senza vita di Valentina, in una serata di luglio del 2022, erano state le forze dell’ordine, intervenute dopo la segnalazione di una parente della donna, che aveva detto loro di temere che la 32enne potesse essere in pericolo, non riuscendo a mettersi in contatto con lei. Giunte nell’abitazione dello storico rione San Cristoforo, nella zona di Castello Ursino, a Catania, avevano fatto la tragica scoperta e subito avevano aperto le indagini. A finire nel mirino degli inquirenti in un primo momento era stato proprio l’ex compagno della vittima, che negli anni precedenti era stato denunciato per maltrattamenti dalla donna, che aveva poi ritirato la querela. Ma la pista si era chiusa perché l’uomo era da tempo detenuto per altri reati.

Poi, rintracciato dalla squadra mobile, in stato di choc, era stato il 15enne a raccontare agli inquirenti quanto accaduto ed era stato fermato. Secondo quanto si apprende, il Gup del Tribunale per i minorenni di Catania, accogliendo la richiesta della Procura, lo avrebbe ora condannato a 16 anni di reclusione. La decisione, che lo riconosce colpevole di omicidio aggravato, è stata emessa a conclusione del processo celebrato con rito abbreviato. “L’ordinanza del Gip – aveva evidenziato la procuratrice Carla Santocono dopo la convalida del fermo, pochi giorni dopo il delitto – cristallizza la ricostruzione della condotta materiale del giovane che negli ultimi mesi viveva con la nonna paterna essendosi determinato a lasciare la casa della madre nonostante la stessa avesse mantenuto un atteggiamento protettivo verso il figlio, a fronte delle ostilità alimentate dalla famiglia del padre, detenuto da tempo per gravi reati, anche contro la persona”. L’ipotesi di un delitto maturato in “ambito familiare” è stata ora confermata. Secondo l’accusa, il ragazzo avrebbe agito spinto dalla volontà di non allontanarsi dalla famiglia paterna, come era invece intenzione della madre, vissuta quindi come un ostacolo.