Mourinho compie 60 anni. Classe 1963, predestinato a ricoprire il ruolo di allenatore. Più che allenatore gestore di uomini, uno che ha sempre lavorato sulla testa prima ancora che che sulle gambe dei calciatori.
Mourinho compie 60 anni
Josè Mourinho, compie 60 anni tra pochi giorni, esattamente il 26 Gennaio. A Roma. Nella Roma che fu di Cesare Augusto oggi allena la squadra della Capitale che fu il centro del mondo in un tempo assai lontano.
L’importanza della sua figura ogni appassionante domenica nel teatro che non è più il Colosseo ma l’Olimpico attira tifosi e tifosi. Pur non essendoci nessuno verso il quale tirare giù il pollice in segno di “consenso all’uccisione”, il pubblico, il grande pubblico lo accoglie sempre e comunque. Anche sei risultati non arrivano, lo special one è comunque per loro “the special gladiator”, quello da amare incondizionatamente.
Sempre appresso con un taccuino che negli anni è passato con la nomea di “bibbia”, perché in quei tanti piccoli fogli appuntava e appunta tutto dall’ inizio alla fine di ogni allenamento, dall’inizio alla fine di ogni partita: preciso, attento ai particolari a cui magari un altro allenatore non farebbe mai caso.
I tifosi, i giocatori e la società Roma sicuramente lo festeggeranno. Se dovesse esprimere un desiderio mentre spegne le sue 60 candeline José Mourinho, vorrebbe qualche rinforzo per la squadra. Momento perfetto affinché Dan Friedkin possa accontentarlo, magari sarebbe il regalo perfetto per il suo 60esimo compleanno!
Mourinho e la vittoria
Nel calcio moderno si usa dira che i dettagli fanno la differenza e lui lavora molto sui dettagli. Cura tutti gli aspetti situazionali di una partita negli allenamenti, perché questo suo fare appartiene al Dna di un vincente. Lui stesso si è sempre definito vincente, non ha vinto sempre, anzi, ma il solo pensarci costantemente alla vittoria lo spinge ad autodefinirsi in questa maniera.
L’ha spiegato non una volta ma in più di un occasione pubblicamente, nelle interviste e in una qualche conferenza stampa. E poi il carattere, quello apparentemente introverso che lo rende unico nell’agire, nel comunicare.
Non c’è miglior comunicatore di lui che sappia essere così tremendamente diretto con tutti, passando dai suoi collaboratori fino ai giocatori. Con i giornalisti poi non la tocca mai piano, se ha da evidenziare una situazione che mal digerisce non lascia che siano gli altri ad interpretare il suo disagio ma è egli stesso che lo dice a muso duro senza preoccuparsi delle conseguenze a cui potrebbe andare incontro.
Gli atteggiamenti di Josè Mourinho possono piacere o meno, ma sta di fatto che lo hanno contraddistinto sempre nel suo lavoro. Sono stati riscontrati sin da subito, nella sua prima esperienza a Setubal fino a Lisbona con il Benfica, a Barcellona come assistente di Robson fino ad Oporto, quando il con Porto è arrivato a conquistare di tutto di più anche la sua prima Champions.
A Milano, dove ha vinto e straconvinto, il triplete il suo capolavoro meneghino. E poi in Spagna alla corte del Real Madrid quando ha spodestato l’egemonia nel 2012 dei canterani blaugrana che fino ad allora avevano lasciato solo briciole agli avversari, passando dalla terra britannica quando al Chelsea ha insegnato come si vince ma soprattutto come si sta tra le grandi d’Europa.
Mourinho e la Roma
Rispettoso del lavoro altrui, non c’è partita al termine della quale non si fa sotto per salutare l’allenatore avversario per riempirlo di complimenti. Avversario duro ma principalmente leale. Soprattutto quando vince e non è mai banale e scorretto nelle analisi.
Josè Mourinho, amato da molti, detestato da tanti, amico dei più deboli, nemico degli arroganti, è chiamato a nuove imprese, una tra tante a riportare la Roma tra le grandi. Poteva infischiarsene, di questi ultimi giorni le notizie che lo accosterebbero a due nazionali, quella del suo Portogallo e quella più vincente di sempre della Seleçao brasiliana.
I suoi No, Grazie! Sto bene dove sto! sarebbero dovuti alla voglia matta di intraprendere un altra esperienza altrove in un’ altra squadra del vecchio continente o alla saggezza dei suoi primi 60 anni che la spinge a nuove sfide con i giallorossi verso nuovi traguardi? Nel frattempo auguri Josè!
La lettera “dedica” di Marco Materazzi
C’è chi come Marco Materazzi non può fare a meno di non dedicargli qualche parola anticipando di qualche giorno gli auguri a Josè Mourinho. Un inno alle straordinarie capacità gestionali, questo trapela dal messaggio dell’ex difensore neroazzurro che con lui ai tempi della Pinetina ha instaurato un rapporto particolarmente intenso.
“C’è chi dice che a 60 anni si comincia a diventare vecchi: mi viene da ridere. Magari prima o poi diventerai vecchio anche tu, e non sono neanche così sicuro, ma hai la faccia ancora troppo furba per essere uno che si fa fregare dagli anni. Tu non hai mai fregato nessuno, se non chi lo meritava: a pensarci bene neanche a me, quella volta che mi hai fatto un cazziatone pazzesco perché me ne sono andato dall’allenamento e ho lasciato la mia squadra in inferiorità quando la partitella doveva ancora finire.
Allora è come oggi, per Marco Materazzi, non è cambiato nulla, anzi è come se non fosse mai passato il tempo. Lo special one è lo stesso, quello splendido allenatore 47enne abile ad entrare nelle menti dei propri giocatori e a renderli invincibili. A 60 anni ripropone la stessa versione anche se con qualche anno in più ma con la stessa determinazione.
Il problema è che ci facevi sentire troppo forti: tutti e più forti di tutti. Ci hai cambiato la testa, il modo di lavorare, la carriera e anche la vita e hai avuto solo un torto: ci hai allenato per troppo poco tempo, insieme potevamo vincere ancora chissà quanto. Ma ci ho riflettuto dopo, anche se per un po’ ho pensato il contrario: non ci hai fregato neanche quando te ne sei andato al Real Madrid. Perché tu sei così, e sono sicuro che sei così, identico, anche oggi, anche a 60 anni: devi avere dentro un fuoco sempre acceso. Ciao José, passa un buon compleanno. E se per caso qualcuno fa battute dicendo che invecchi, guardalo come guardavi noi quando ti facevamo inc***are. E digli che in pensione ci vai quando decidi tu, come hai sempre fatto. Per tutto”.
Il palmares di Mourinho
La sua bacheca, dice che ha vinto: 2 campionati, 1 Coppa e 1 Supercoppa domestiche, 1 Champions e 1 Coppa Uefa con il Porto; 3 Premier, 1 Coppa d’Inghilterra, 3 Coppe di Lega e 1 Community Shield con il Chelsea; 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa di Lega e 1 Champions (triplete incluso) con l’Inter; 1 Liga, 1 Coppa del Re e 1 Supercoppa spagnola con il Real; 1 Coppa di Lega, 1 Community Shield e 1 Europa League con il Manchester United; 1 Conference League con la Roma, il 25 maggio scorso a Tirana, 1-0 al Feyenoord, grazie al guizzo di Nicolò Zaniolo che in queste ore sarebbe in rottura col club.