Chi era Primo Levi? Il 27 gennaio 2023 sarà celebrata la Giornata della memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto avvenuto durante il periodo fascista. Sono morte tante persone, anziani, giovani, bambini, considerati parassiti della società perché ebrei. C’è chi, però, è riuscito a salvarsi e a tramandare la sua storia, diventata una vera e propria testimonianza. Tra questi vi è stato Primo Levi, scrittore italiano e superstite delle deportazioni naziste, che ha vissuto in prima persona il dramma.

Primo Levi ha riportato degli episodi vissuti da lui e dalla sua famiglia in alcuni suoi libri, oggi divenuti testi attraverso cui capire cosa è successo in quegli anni.

Chi era Primo Levi? Vita del superstite dell’Olocausto italiano

Primo Levi è nato nel 1919 a Torino. La sua non fu un’infanzia felice, ebbe problemi di salute che lo portarono a vivere nella solitudine. Nel 1934 frequentò il Ginnasio – Liceo D’Azeglio di Torino, istituto noto per aver formato docenti illustri e oppositori del fascismo; si ricordano Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto Cosmo, Zini Zini, Norberto Bobbio e molti altri.

Fin da subito, Primo Levi si dimostrò uno studente modello, tanto da essere considerato uno dei migliori. Aveva una mente lucida e razionale, amava leggere e scoprire sempre cose nuove. Inoltre, aveva una grande capacità immaginativa, per questo fu eccellente sia nelle materie scientifiche che letterarie. Fu anche alunno di Cesare Pavese da cui ottenne grandi insegnamenti. Appassionato di chimica e biologia, dopo il liceo si iscrisse alla Facoltà di Scienze alla locale Università, laureandosi con lode nel 1941.

Con l’avvento della guerra e l’inizio delle persecuzioni naziste, Primo Levi fu costretto a rifugiarsi sulle montagne sopra Aosta, dove si unì ad altri partigiani. Dopo qualche tempo venne catturato dalla milizia fascista e un anno dopo fu portato nel campo di concentramento di Fossoli; successivamente ad Auschwitz.

Opere

Primo Levi fu un grande scrittore che si fece conoscere per la pubblicazione di due delle sue più grandi opere: “Se questo è un uomo” e “La Tregua”. La prima è un romanzo testimonianza scritto dopo l’orribile esperienza nei campi di concentramento. Il libro è stato pubblicato nel 1947 e al suo interno, i lettori più attenti non hanno potuto fare a meno di ritrovare un senso di umanità e altezza morale che hanno sempre caratterizzato lo scrittore. Ancora oggi, l’opera è considerata un importante documento inerente alle violenze naziste da cui fuoriesce tutta la lucidità e personalità dell’autore, che ha vissuto in prima persona l’accaduto.

In una delle interviste avvenute dopo la pubblicazione, Primo Levi affermò che avrebbe perdonato i suoi aguzzini e non avrebbe provato più rancore nei confronti dei nazisti. La cosa più importante per lui era testimoniare l’orrore dei campi di concentramento che aveva vissuto insieme a milioni di persone, molte delle quali non erano riuscite a salvarsi.

La tregua“, invece, è stata pubblicata nel 1963. Si tratta di un libro-memoria a seguito di “Se questo è un uomo”, in cui lo scrittore riporta le esperienze vissute in prima persona riguardanti l’abbandono di Auschwitz da parte dei tedeschi con l’arrivo dell’Armata Rossa sovietica. All’interno del libro viene ripercorso il viaggio del deportato ebreo per ritornare in Italia, nella città natale di Torino dove vi fece rientro soltanto ad ottobre 1945, nonostante fosse stato liberato a gennaio dello stesso anno.

Altre opere per cui viene ricordato sono “Storie naturali”, “Vizio di forma”, “Il sistema periodico”, una raccolta di poesie “L’osteria di Brema” e altri libri come “La chiave a stella”, “La ricerca delle radici”, “Antologia personale” e “Se non ora quando”. Con i suoi testi, lo scrittore ha ricevuto molti riconoscimenti e premi.