Tajani su caso Regeni, il ministro ne parla e insiste ma non si muove nemmeno una paglia. Lui, il vice-Premier, durante la conferenza stampa che chiudeva la missione e si preparava al rientro in Italia, sostiene, e neanche con tutta questa convinzione, che da parte dell’Egitto non c’è “nessuna reticenza da parte loro”.
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, dopo aver incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi sostiene che da parte del Cairo non ci sono resistenze sul processo per la morte di Giulio Regeni e sul rientro in Italia di Patrick Zaki.
Dichiarazioni che danno speranza, anche se al momento, non sono proprio sostenute da alcun risvolto concreto. Ma lui insiste, con un’espressione che è tutto un programma: “Durante i colloqui abbiamo anche affrontato perché un tema molto sensibile in Italia le questioni Regeni e Zaki“, ha affermato il titolare della Farnesina senza però sbilanciarsi un minimo o avere un po’ di trasporto su una vicenda grave, e senza dimenticarsi che è lì come ministro di tutti gli italiani.
Tajani su caso Regeni. “Toglieranno gli ostacoli”
“Ho chiesto ancora collaborazione da parte egiziana sia al presidente sia al ministro degli Esteri. Mi hanno assicurato la volontà dell’Egitto di rimuovere gli ostacoli che possono creare problemi. Quindi anche questo tema è stato al centro dei nostri colloqui e non c’è stato, devo dirlo agli italiani, nessuna reticenza da parte egiziana”. L’Italia però, nonostante gli annunci, ricorda Il Fatto Quotidiano, aspetta ancora giustizia per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore friulano sequestrato, torturato ed ucciso al Cairo nel gennaio del 2016.
Da quel giorno sono passati sette anni di silenzio, resistenze, vere reticenze che non hanno portato a nulla. Sul fronte giudiziario si registra solo il silenzio dopo l’ennesima “richiesta di collaborazione avanzata da via Arenula con una nota inviata alla Procura Generale della Repubblica Araba d’Egitto per cercare di capire se è possibile “superare” l’archiviazione del procedimento degli egiziani sui quattro 007“.
Perché è ancora tutto fermo?
L’obiettivo resta sempre quello di dare la possibilità al tribunale di Roma di andare avanti con il processo alla luce della mancata notifica degli atti agli appartenenti alla National Security.
L’unica certezza è l’udienza gup fissata al 13 febbraio prossimo. Tra i documenti messi a disposizione del tribunale anche quelli depositati dal Ministero della Giustizia in cui si conferma, nonostantevl’ottimismo di Antonio Tajani, la totale chiusura dell’autorità egiziane alla collaborazione giudiziaria.
Ad aspettare da sette anni ci sono i genitori di Giulio Regeni che non si sono mai arresi e mai lo faranno per cercare di avere giustizia e soprattutto di sapere la verità sulla morte di loro figlio.