Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso oggi la graziaparziale” ad un ex guardia giurata, Crocifisso Martina, detenuto nel carcere di Matera dove dovrebbe scontare 14 anni per l’omicidio di Marco Tedesco, ladro ucciso la notte del 23 gennaio 2007 durante un tentativo di rapina.

La richiesta di grazia è stata presentata dalla figlia del condannato dopo che Martina era stato condannato in Assise nel dicembre 2013 a 14 anni di carcere.

Quella notte di sedici anni fa Marco Tedesco, all’epoca 28enne, stava rapinando una stazione Q8 sulla superstrada tra Lecce e Brindisi e Martina aveva sparato uccidendolo.

Mentre l’accusa iniziale era di omicidio colposo ed eccesso di difesa il giudice monocratico di Campi Salentina aveva trasformato l’accusa in omicidio volontario. La guardia giurata ha sempre sostenuto di aver sparato perché i ladri erano a loro volta armati, anche se le loro armi non vennero mai rinvenute. Un collega di Martina, presente quella sera, vide le accuse prosciolte.

A seguito della decisione di Mattarella Martina potrà uscire nel 2026 anziché nel 2036, anche grazie ad alcuni sconti di pena.

Il racconto della figlia e la gratitudine a Mattarella per la grazia

L’orgoglio della figlia per un padre che nonostante le difficoltà economiche non abbandonò mai la strada della legalità, dalla Germania al ritorno in Italia nonostante l’assenza di lavoro.

Questo significò per mio padre rinunciare al suo lavoro stabile in Germania per stare vicino alla sua famiglia di origine. Fu un periodo difficile, mio padre era disoccupato, sporadicamente trovava qualche lavoretto che, sebbene modesto, era importante per il sostentamento della sua famiglia

Poi l’istituto di vigilanza e una vita tranquilla fino a quella notte di gennaio. Finalmente oggi la buona notizia, con il ringraziamento per Mattarella che passa dalle parole dell’avvocato Terrusi.

Vorrei ringraziare il Presidente Mattarella per aver concesso la grazia parziale a quest’uomo: il suo è stato un atto che ha restituito alla giustizia l’immagine non di un volto cieco, ma di un volto umano