La riforma Cartabia sul diritto di famiglia è quasi realtà. A partire da marzo, e con un anticipo di quattro mesi dalle previsioni iniziali, le cause relative a divorzi e separazioni giudiziali potrebbero concludersi in tempi più brevi. il Tribunale della Famiglia, che entrerà in funzione a partire dal 1 marzo, è la prima fase di una rivoluzione che, salvo stravolgimenti, dovrebbe completarsi a giugno 2025, eliminando molti passaggi nelle cause di separazione e divorzio giudiziali e introducendo il rito unico in caso di abusi familiari sui minori e altri procedimenti civili relativi alla famiglia, come la sospensione della potestà genitoriale. Le nuove procedure, relative solo alle separazioni, riguarderanno tutti i processi instaurati dopo il 28 febbraio. Attualmente un procedimento di separazione giudiziale dura circa tre anni e mezzo. Ma si parla del primo grado: i tempi, da adesso, dovrebbero diventare più stretti.

Diritto di famiglia, cosa dice la riforma Cartabia e quali cambiamenti comporta

Si è detto come la riforma entrerà in vigore con quattro mesi di anticipo dopo il confronto con la Commissione Ue sul monitoraggio delle riforme previste dal Pnrr. Il governo, lo scorso 22 dicembre, con un emendamento alla legge di Bilancio, ha dunque deciso di anticipare l’applicazione del rito unico per separazioni e divorzi. Successivamente le modifiche si estenderanno anche gli altri giudizi civili che coinvolgono famiglia e minori e che fanno parte del disegno generale della riforma. Di fatto, però, le nuove norme sono state spalmate in varie fasi: da giugno entreranno in vigore quelle sulla mediazione assistita, mentre solo nel 2025 saranno esecutive le disposizioni relative ai minori e sarà operativa la nuova sezione del Tribunale della Famiglia. Il primo step comprenderà l’eliminazione dell’udienza presidenziale. Tutti i procedimenti di separazione non cominceranno più con un’istanza che prevede altri passaggi e produzioni, ma saranno introdotti attraverso un ricorso nel quale le parti dovranno immediatamente presentare tutta la documentazione relativa al procedimento, eventuali prove a riguardo oltre alla produzione documentale relativa alla situazione economico-patrimoniale. La legge prevede anche il deposito di un “piano genitoriale” che riguardi le attività quotidiane dei figli relative alla scuola e ad eventuali attività extrascolastiche, di frequentazioni dei parenti e un piano delle vacanze. Salta l’udienza presidenziale al termine della quale venivano stabiliti provvedimenti transitori, ma in caso di fallimento del tentativo di conciliazione, il giudice, tramite ordinanza motivata, potrà procedere a stabilire i provvedimenti temporanei ed urgenti nell’interesse delle parti e dei figli tenendo conto di tutte le circostanze e delle risultanze istruttorie acquisite. Sarà lo stesso giudice a nominare, a garanzia degli interessi dei minori, un curatore speciale. L’intento del legislatore è dunque quello di semplificare il procedimento di separazione e divorzio rendendolo più snello e adatto a soddisfare le esigenze soprattutto dei figli, specie se minori di età. La preoccupazione degli addetti ai lavori riguarda in primo luogo l’organizzazione e la mancanza di investimenti, con le carenze in pianta organica sia di giudici e che del personale amministrativo. Le nuove norme, infatti, prevedono una drastica riduzione delle deleghe ai giudici onorari che nei tribunali per i Minorenni attualmente svolgono a tutti gli effetti il ruolo di giudice in parità con le toghe e compongono i collegi giudicanti. Per rendere concreta la riforma, in ragione del venir meno della componente onoraria, si rende dunque necessario un incremento dei giudici togati, con annesso incremento delle risorse organiche e strutturali all’interno dei tribunali.