Matteo Salvini prova a smorzare il dibattito sulle intercettazioni che ormai da diversi giorni infiamma il clima nella maggioranza. “Sto lavorando per rasserenare, creare rapporti e risolvere problemi. Spero che sia finito il tempo del contrasto tra politica e magistratura, c’è bisogno di dialogo, serenità tranquillità”, ha detto il segretario della Lega, vice premier e ministro delle Infrastrutture, a margine di un incontro stampa a Cremona. “La politica deve evitare lo scontro con la magistratura e viceversa”, ha detto. Vediamo i dettagli.
Salvini prova a raffreddare gli animi nella polemica sulle intercettazioni. Ecco cosa sta succedendo
Tutto è partito dalle parole del Ministro della Giustizia Carlo Nordio che giorni fa aveva espresso la volontà di circoscrivere l’uso delle intercettazioni ai reati di mafia e terrorismo. Una posizione, quella di Nordio, che stando alle dichiarazioni del leader leghista non sarebbe del tutto in linea con quella del governo e dei partiti di maggioranza. “Il ministro giustamente mette alcuni paletti su alcuni abusi e ci mancherebbe altro, l’importante è che non ci siano polemiche con un intero corpo come quello della magistratura che ha a lavoro persone perbene che sono in tribunale non per fare politica o per intercettare a casaccio. Importante è individuare e sanzionare gli abusi senza nuovi scontri tra pezzi dello Stato”, ha detto Salvini. Della stessa opinione anche Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia secondo il quale “la qualità di una democrazia si
misura anche dalla libertà della stampa di pubblicare notizie e opinioni scomode. Servono delle regole, perché non può esistere il diritto alla gogna. La soluzione tuttavia va individuata senza mettere il bavaglio ai tanti professionisti dell’informazione che contribuiscono a rendere la nostra società più informata e vigile. L’Italia non ha bisogno di conflitti e divieti, ma di fiducia nel futuro. Concentriamoci per raggiungere questi obiettivi, assicurando alla magistratura tutti gli strumenti utili a svolgere, con efficacia, la sua funzione”, ha dichiarato. Il suo sembra essere un attacco più o meno indiretto al collega e sottosegretario alla Giustizia in quota Fdi, Andrea Delmastro, che nei giorni scorsi aveva avanzato la proposta di sanzionare, anche attraverso l’Ordine professionale, quei giornalisti che pubblicano notizie irrilevanti e non attinenti alle indagini: “Oltre ai controlli, ritengo che la pubblicazione di stralci di intercettazioni non pertinenti dovrebbe diventare un illecito civile. Chi si rende responsabile di quella pubblicazione, dovrebbe esserne considerato il responsabile. Personalmente sarei favorevole all’introduzione di sanzioni, nel momento in cui si dimostra la responsabilità della diffusione della conversazione privata. La materia va studiata con attenzione: vogliamo agire con la massima prudenza. E le sanzioni non sono l’unico strumento. Penso all’avvio di una stagione di confronto con l’Ordine dei giornalisti, per definire regole deontologiche più stringenti”, aveva detto. Eppure il clima sembra farsi sempre più teso. Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in un’intervista alla Stampa ha dichiarato di “non riuscire nemmeno a commentare”: “Noi magistrati”, afferma Santalucia, “chiediamo solo che si ascolti anche la nostra voce quando si affronta il tema della giustizia. Invece vedo che si usano toni che rinverdiscono una stagione di conflittualità tra politica e giustizia che certo non fa bene al Paese”. Ci va giù più pesante il pm romano Eugenio Albamonte, segretario di Area, che ai microfoni di Radio Popolare ha affermato: “Il dottor Nordio sono vent’anni che parla da politico e non da magistrato”. E ancora: “Il fatto di allertare il Parlamento a non essere supini nei confronti dei magistrati del pubblico ministero e di diffidare dei pubblici ministeri antimafia perché vedono mafia dappertutto, soprattutto all’indomani di un risultato importante come quello della cattura di Matteo Messina Denaro, mi sembra un fuor d’opera, strumentale, ingeneroso nei confronti di quanti lavorano tutti i giorni su questi temi molto delicato”. Travolto dalle polemiche, Nordio non pensa a lasciare: “Non ho mai minimamente pensato a dimettermi”, fa sapere il ministro. “In primo luogo perché con la premier siamo in perfetta sintonia. Poi perché le critiche, soprattutto quelle espresse in modo scomposto ed eccentrico, sono uno stimolo a proseguire. E infine perché la mia risoluzione sulla giustizia è passata con 100 voti contro 50 al Senato, e con la stessa percentuale alla Camera, con una standing ovation anche da una parte dell’opposizione. Le voci sulle nostre divisioni interne sono manifestamente smentite dai voti”, ha concluso.