Matteo Messina Denaro auto è stata ritrovata questa mattina vicino al terzo covo. Durante le prime perquisizioni nel borsello che il boss aveva con sé quando è entrato in carcere era stata rinvenuta una chiave. I Pm si erano messi subito al lavoro e dal codice sono riusciti a rintracciare la Giulietta Alfa Romeo. Gli investigatori hanno poi ricostruito grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti della macchina del capo mafia risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. La Giulietta è stata ritrovata solo oggi in tarda mattinata a Campobello di Mazara nei pressi del covo in cui ha trascorso la maggior parte della sua latitanza.

Matteo Messina Denaro auto, Alfa Romeo Giulietta ritrovata vicino al terzo covo

macchina si trovava in un casolare situato non lontano dall’appartamento in cui viveva Giovanni Luppino, l’autista del boss. Stando ad alcune indiscrezioni, la macchina sarebbe stata utilizzata anche la mattina dell’arresto. Messina Denaro aveva guidato fino a casa dell’autista per poi essere accompagnato in ospedale per le cure. Sul posto è giunto anche il procuratore aggiunto Paolo Guido mentre la polizia scientifica sta effettuando i rilievi. Matteo Messina Denaro amava il lusso sfrenato ed era in particolare ossessionato dall’auto di Diabolik, la Jaguar. A tal proposito nei giorni scorsi è merso un retroscena interessante. Matteo Messina Denaro aveva rinunciato alla Jaguar per non dare troppo nell’occhio ma aveva chiesto al suo carrozziere di fiducia di poter montare dei mitra sul cofano della sua vettura. Di fronte a quella particolare richiesta, il meccanico ha però rinunciato. Il boss girava con modelli sobri di vetture. Per muoversi tra Trapani, Mazara, Palermo e Castelvetrano usava una Golf GTI bianca e successivamente un’Alfa 164 sempre di color bianco. Il boss aveva poi acquistato un Carrera con il quale si recava al mare durante le sue passeggiate domenicali prima di diventare latitante nel 1993.

“Non sapevo chi era il boss”, la confessione dell’autista Giovanni Luppino

Giovanni Luppino è stato complice della latitanza negli anni di Matteo Messina Denaro. L’uomo, commerciante di olive e incensurato, accompagnava il boss in ospedale per le sedute di chemioterapia. Luppino però ha confessato di non sapere che l’uomo che portava in macchina era proprio il boss ricercato numero uno in Italia. Andrea Bonafede gli aveva presentato sei mesi fa un uomo come suo cognato. Luppino era rimasto colpito dalla malattia di Stefano, questo era il suo nome fittizio, e aveva deciso di aiutarlo. Agli inquirenti Luppino ha riferito di non aver mai saputo che l’uomo fosse Matteo Messina Denaro: “Solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”, ha riferito ai magistrati. La sua versione però non è ritenuta credibile in quanto secondo il gip che ha convalidato la custodia cautelare Luppino sarebbe stato a conoscenza dell’identità del boss. Poco prima della cattura, Messina Denaro avrebbe detto a Luppino: “E’ finita”. Al momento dell’arresto nella tasca di Luppino sono stati ritrovati dei pizzini e fogli in cui erano riportati numeri di telefono oltre che nominativi ritenuti di interesse investigativo. Il gip ritiene che l’autista abbia avuto un ruolo importante nell’organizzazione interna di Cosa Nostra: “È noto che il ruolo di autista costituisce compito estremamente delicato e strategico nell’organizzazione interna di Cosa Nostra, soprattutto, per le esigenze di cautela e protezione dei capi mafia. Ne consegue che l’incarico viene assegnato a persone di massima fiducia, in grado di garantire segretezza, sicurezza ed affidabilità degli spostamenti”.