Inflazione Italia 2022: bruciati i risparmi delle famiglie italiane. Il duro colpo vede alcune famiglie e contesti maggiormente in sofferenza rispetto ad altri. Quali sono? Ne abbiamo parlato con Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti per TAG24.IT. “Parliamo di oltre 10 milioni di famiglie, quelle considerate meno abbienti, per le quali il peso dell’inflazione è decisamente maggiore. Per queste famiglie le spese cosiddette incomprimibili assorbono oltre il 75% della propria disponibilità di spesa – ha sottolineato Bussoni – dal punto di vista territoriale si potrebbe registra una maggiore difficoltà proprio nelle zone considerate a maggior reddito, ma sono solo stime.”
Inflazione Italia 2022: come dovrebbe cambiare la situazione contrattuale degli italiani?
Inflazione Italia 2022: per fronteggiare la difficile situazione economica, gli italiani dovrebbero aumentare le entrate, guadagnando di più. Mauro Bussoni ha proposito ha parlato di “rinnovi contrattuali con detassazione degli aumenti, come mossa fondamentale” per fronteggiare il momento, specificando che “da un punto di vista dei consumi hanno retto solo i generi alimentare e i costi per la casa, grazie alle agevolazioni, mentre il settore della cultura, dell’intrattenimento, dell’abbigliamento e della sanità, ha subito un duro tracollo.”
Bruciati 41,5 miliardi di euro
Nel tentativo di conservare il proprio tenore di vita, le famiglie italiane sono state costrette a bruciare i risparmi per un totale di 41,5 miliardi di euro. La crisi, persistente, porterà a ridurre ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie italiane nel 2023, bollette e casa assorbiranno il 45,8% della spesa mensile.
Il commento della Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise
“Covid, caro-energia ed inflazione hanno rivoluzionato in senso negativo i bilanci delle famiglie negli ultimi tre anni, portando ad un vero e proprio tracollo di spesa per la grande maggioranza delle voci di consumo”, commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “Gli indicatori per il 2023, con un’inflazione che arriverà a sfiorare il 6%, confermano la difficoltà del quadro: il rischio è che la frenata della ripresa dei consumi abbia gravi conseguenze sulle prospettive di crescita del Paese. È indispensabile agire con politiche economiche espansive e di sostegno al potere d’acquisto e ai consumi. A partire dalla detassazione degli aumenti retributivi, per far ripartire la contrattazione e i salari in un momento difficile sia per le imprese che per le famiglie; ma serve anche una diminuzione generale – e consistente – della pressione fiscale”.