Come è nata la Giornata mondiale dell’abbraccio e perché è importante celebrarla? A pochi giorni dal Blue Monday, il giorno più triste dell’anno, il 21 gennaio si celebra una ricorrenza nata per combattere il malumore: quella dedicata agli abbracci. Un gesto semplice, spesso sottovalutato, che ha innumerevoli effetti benefici sul corpo e sulla mente, richiamando in noi le emozioni dell’infanzia e permettendoci di ridimensionare i brutti pensieri, le ansie e le paure.

Giornata mondiale dell’abbraccio: la ricorrenza contro il malumore

Da anni sul web spopolano video di ragazzi che, in luoghi pubblici molto affollati delle città, mettono in bella mostra un cartello che recita “Free Hugs” (“abbracci gratis”), abbracciando chiunque decida di accettare l’offerta: l’iniziativa, osservata per la prima volta a Sydney nel 2004 e poi diffusasi in tutto il mondo, nasce con l’obiettivo di offrire un atto casuale di gentilezza disinteressata e per molti può davvero fare la differenza. Impegnati come siamo a correre da una parte all’altra delle nostre città, presi dalla frenesia delle nostre giornate, spesso facciamo fatica a fermarci e a dedicarci, anche solo per pochi secondi, ai piccoli gesti che ci aiutano a ridimensionare i nostri problemi, apportando dei benefici alla nostra vita.

È anche il caso degli abbracci: un gesto banale, spesso sottovaluto, che però ha un impatto notevole sull’umore, come i mesi di distanziamento dovuti al Covid-19 ci hanno ampiamente dimostrato. A metterlo in luce sono anche i numerosi studi effettuati sul tema, che mostrano come dare o ricevere un abbraccio possa aiutare a combattere il malumore, attenuando l’ansia e stimolando la produzione di endorfine, neurotrasmettitori che riducono la soglia del dolore e favoriscono il benessere, regolarizzando il respiro, diminuendo il battito cardiaco e provocando un senso di appagamento che rafforza anche il sistema immunitario.

Al di là degli effetti positivi prettamente fisici e mentali, non mancano poi i significati simbolici: oltre ad esprimere un senso di protezione e di accudimento che ci riporta all’infanzia e al contatto materno, l’abbraccio è in grado di trasmette vicinanza affettiva, condivisione di emozioni, accoglienza, fiducia ed empatia, permettendo di comunicare in modo più intenso e profondo di quanto non si riesca a fare con le parole. Per tutti questi motivi, nel lontano 1986, il reverendo del Michigan Kevin Zaborney decise di istituire la Giornata mondiale dell’abbraccio, con l’obiettivo di contrastare il malesse generalmente diffuso nel mese di gennaio quando, passate le festività natalizie, si torna alla routine e si fanno i conti con il primo freddo.

“Abbiamo bisogno di quattro abbracci al giorno per soppravvivere, otto abbracci al giorno per il mantenimento e dodici abbracci al giorno per crescere”, ha scritto la terapista familiare Virginia Satir. Ma sono stati in tanti, nel corso del tempo, a cercare di mettere nero su bianco soprattutto le emozioni provocate da un abbraccio, tra cui Pablo Neruda che in “La magia di un abbraccio” scrive:

Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?
Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere
e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.

Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.
A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa
o si ha paura di sapere.

Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.