Gunnarsdottir maternità Lione. Ancora una volta una donna si è ritrovata a fare i conti con i retaggi culturali che evidenziano sotto i riflettori la vecchia questione di maternità e lavoro, declinata al mondo dello sport, ma questa volta le cose sono andate diversamente!

Alla fine ha fatto valere il senso di giustizia e ha vinto Sara Bjork Gunnarsdottir, la centrocampista islandese attualmente in forza alla Juventus Women.

La causa contro la sua ex squadra “ha sentenziato” che per gli stipendi non corrisposti durante la gravidanza, il Lione deve pagare. Inoltre la Camera per le risoluzioni della Federazione mondiale ha obbligato i transalpini oltre a pagare il compenso residuo anche il 5% degli interessi maturati.

Gunnarsdottir maternità Lione: la vicenda

La calciatrice era stata ingaggiata dal Lione, la squadra più titolata d’Europa. Era luglio del 2020 quando Sara Bjork Gunnarsdottir firmò un biennale fino al giugno 2022.

A marzo del 2021, però la centrocampista comunicò la gravidanza alla società e il club che la esentò dagli allenamenti e le consentì di farla tornare in Islanda per ricevere l’assistenza necessaria. Da quel momento il Lione non pagò più regolarmente la tesserata, tant’è che la stessa calciatrice si accorse di aver ricevuto solo dei piccoli versamenti da aprile a giugno. Di contro l’islandese sollecitò attraverso una lettera formale la retribuzione, a seguito della quale venne informata che secondo la Legge francese lei aveva diritto solo a due mensilità.

Quindi da una parte la legge francese in merito al compenso di maternità e dall’altro il regolamento FIFA che viceversa sostiene che sui contratti specifici di categoria, il versamento del salario deve essere corrisposto per l’intero importo per tutta la durata della maternità, dall’inizio fino al congedo.

IL SINDACATO FIFpro

Dopo quella risposta Gunnarsdottir decise di rivolgersi alla FIFA sostenuta dal sindacato della Federazione mondiale di calcio, la FIFPro nonostante il club avrebbe fatto sapere alla propria tesserata che nel caso in cui si fosse rivolta a livello legale sarebbe stata messa fuori rosa.

Fino agli esordi della controversia la giocatrice aveva ricevuto una somma pari a 27427 euro, quasi 1/5 di meno di quello che realmente le spettava. Alla fine ha vinto lei per ha richiesto e ottenuto i restanti 111 mila euro che doveva ricevere.

Queste le parole della Gunnarsdottir affidate ad un articolo pubblicato sul sito The Player’s Tribune: “Mio figlio adesso ha quasi un anno, ora gioco nella Juventus e sono molto felice. Ma voglio assicurarmi che nessuno debba mai più passare quello che ho passato io Adesso voglio che il Lione sappia che quanto è successo non può essere considerato accettabile“. 

La sentenza della FIFA

Una sentenza, questa che crea un precedente sicuramente favorevole alle donne che fino a pochi giorni fa hanno combattuto affinché non venisse loro alienato il diritto alla maternità in ambito sportivo. Anche la FIFPRO ha definito la sentenza emessa dalla FIFA “storica” per “la rigorosa applicazione dei diritti legati alla maternità delle calciatrice è esecutiva”.

La risposta del Lione dopo la sentenza

Alcune ore dopo la sentenza è arrivata anche la risposta del club condannato, accusato anche di non aver seguito a dovere lo sviluppo clinico della gravidanza della propria tesserata: Negli ultimi mesi, la Fifa ha scelto di stabilire per la prima volta un quadro normativo per i calciatori che devono vivere la maternità durante la loro carriera. Cosa di cui siamo felici. La Fifa ora ci sta criticando per non aver offerto un altro lavoro a Sara Bjork Gunnarsdottir durante il suo congedo per malattia e poi per la maternità, mentre allo stesso tempo la legge ci vieta di farlo in Francia e la calciatrice ci aveva espressamente chiesto di poter tornare a vivere in Islanda, cosa che avevamo accettato. Siamo orgogliosi di aver avuto Sara Bjork Gunnarsdottir nella rosa dell’Olympique Lione. Le nostre strade si sono separate per motivi prettamente sportivi. Se desidera aiutarci oggi a sviluppare ulteriormente la legge francese, saremmo felici di poterla coinvolgere nei nostri sforzi al fianco di Amel Majri per consentire a tutte le atlete di vivere appieno la loro gravidanza, così come il loro ritorno alle competizioni”.