Dal ponte sullo stretto ai monopattini elettrici, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini svela così il prossimo passo della sua agenda. A segnare il cambio di direzione sono le cifre sugli incidenti che coinvolgono i mezzi leggeri a due ruote nelle grandi città e che imporrebbero dunque una linea più rigida.

Al momento esistono delle regole leggermente diverse tra i monopattini in sharing e quelli a uso privato, con questi ultimi che usufruiscono di norme più permissive. Ma ora potrebbe arrivare l’equiparazione alle grandi flotte condivise, a partire dall’abbassamento del limite di velocità a 20 km/h.

Monopattini elettrici, Salvini studia modifiche al Codice della Strada

Nella giornata di ieri, in realtà, Salvini aveva messo giù la questione in maniera nettamente più drastica, asserendo “di essere al lavoro affinché i monopattini elettrici non possano essere più venduti e acquistati” a causa del comportamento spesso scellerato dei più giovani.

Cosa aspettarsi dunque in futuro? Si potrebbe partire da una modifica del codice della Strada (i monopattini sono regolamentati dall’art. 75): abbassamento della velocità massima a 20 km/h, aumento delle sanzioni per i trasgressori, divieto di utilizzo per i minori, casco obbligatorio, obbligo di targa e assicurazione. Specialmente questi ultimi due aspetti, che equiparerebbero sotto tutti i punti di vista i monopattini ai ciclomotori e alle automobili, sono i deterrenti più potenti secondo l’opinione pubblica contro l’acquisto e la diffusione di questi mezzi.

Oltre a ciò il ministro sottolinea la necessità di intensificare i controlli sulle strade, punendo per esempio tutti coloro che viaggiano in coppia sui monopattini. I post pubblicati a riguardo hanno generato parecchia interazione tra il pubblico social, con l’80% dei votanti al sondaggio che si è schierato a sostegno dell’abrogazione totale della vendita dei monopattini. Il caso pioniere in questo braccio di ferro è rappresentato da Parigi, dove in primavera si terrà un referendum in merito alla cancellazione del servizio in sharing. In Italia è Firenze la metropoli che maggiormente sta riflettendo su come arginare uno strumento tanto utile quanto sregolato.

Gli studi sul fenomeno

Le intenzioni del leader leghista trovano una larga accettazione da parte delle associazioni di categoria, a cominciare dal Codacons e da Assoutenti, mentre è ferma l’opposizione del leader dei Verdi Angelo Bonelli.

Comunque sia, gli italiani sono particolarmente ricettivi nei confronti di questo moderno strumento di locomozione, il cui boom si è registrato durante il biennio pandemico. Tantissime società hanno investito nell’acquisto di flotte che oggi pervadono le principali città italiane, stipulando con le amministrazioni comunale contratti pluriennali. Per esempio Helbiz, leader del settore, ha rinnovato la licenza su Torino fino al 2026 preparandosi a far sbarcare nella città della Mole circa 1.000 monopattini elettrici di nuova generazione.

Ci sono poi i dati a testimoniare come il fenomeno sia ormai ufficialmente di massa. L’Osservatorio sulla Sharing Mobility, ossia sulla mobilità sostenibile condivisa, conferma un aumento del 61% di mezzi in condivisione nel 2021 rispetto al 2020. Moovit ha constatato che a Milano il 44% dei cittadini utilizza due mezzi pubblici per spostarsi. Ciò si ricollega all’utilizzo dei monopattini elettrici come mezzi di trasporto per colmare le “lacune” territoriali date da metro, tram e autobus, divenendo i compagni perfetti di viaggio dell’ultimo chilometro.