La crisi dei Big Tech rischia di comportare seriamente un problema sul posto di lavoro. Parliamo di Alphabet, la casa madre di Google, che nel prossimo periodo ha previsto un taglio di circa 12mila posti di lavoro. Una grande ondata di licenziamenti che coinvolgerebbero i team di tutta l’azienda, fino a toccare alcuni punti delicati e nevralgici come ingegneria e di prodotti. Si tratta di uno dei principali tagli che le Big Tech stanno adottando in questo periodo. Per spiegare il tutto è arrivato lo stesso amministratore delegato di Alphabet, Sundar Pichai, che ha comunicato il tutto attraverso una mail:

“Per sostenere e alimentare questa crescita, abbiamo assunto in un contesto economico diverso da quello attuale”, ha spiegato assumendosi “la piena responsabilità” della decisione di licenziare. “Sono fiducioso – aggiunto – delle enormi opportunità che abbiamo di fronte grazie alla forza della nostra missione, al valore dei nostri prodotti e servizi e ai nostri primi investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale”. 

Si tratta, a tutti gli effetti, di un taglio globale, che coinvolge gran parte del pianeta, Europa compresa. Il gigante dell’e-commerce ha coinvolto ampliamente un piano di esuberi, con un coinvolgimento complessivo di gran parte dei punti vendita del gruppo nel settore delle risorse umane. Un passaggio cruciale che è solo l’apice di una escalation che va avanti dal periodo pandemico nella sua fase nevralgica. La multinazionale delle vendite online durante la pandemia ha reclutato forza lavoro in abbondanza, raddoppiando il personale globale tra l’inizio 2020 e inizio 2022. A fine settembre contava 1,54 milioni di dipendenti.

Crisi Big Tech: la punta di un iceberg

Quanto sta accadendo in questi minuti con la crisi dei Big Tech è in realtà sono un punto d’arrivo di un percorso lungo e tortuoso. Proprio la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp ha annunciato lo scorso novembre la perdita di 11.000 posti, pari a circa il 13% del totale della forza lavoro. Dopo tanti anni la stessa Meta ha dunque parlato del primo piano sociale della storia del gruppo. Fino a poco tempo fa l’agenzia contava circa 90mila dipendenti a livello globale, ma a causa della deludente performance finanziaria dell’ultimo trimestre ha dovuto fare alcuni tagli. Conseguenza finale del calo dei ricavi e dei profitti con una successiva stagnazione del numero di utenti.