Si è dimessa all’età di 42 anni, Jacinda Ardern, la premier della Nuova Zelanda. La leader ha annunciato le sue dimissioni in lacrime, spiegando di non avere “più energie” per continuare a governare dopo cinque anni e mezzo di mandato. Potrà sembrare strano ai più ma non c’è stato alcuno scandalo, alcun errore o incidente ad aver portato a queste dimissioni: la leader ha annunciato semplicemente di essere stanca. “Io sono un essere umano – ha detto la Ardern – i politici sono esseri umani. Noi diamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo, e poi arriva il momento. Per me è arrivato quel momento. Non ho semplicemente più energie per governare altri quattro anni. Questi sono stati gli anni più appaganti della mia vita”.
Nuova Zelanda dimissioni premier, i record della Ardern
Jacinda Ardern è stata eletta all’età di 37 anni ed è stata la premier più giovane del Paese – il primo al mondo che ha riconosciuto alle donne il diritto di voto nel 1893 – nonché la terza donna a ricoprire l’incarico dopo Jenny Shipley e Helen Clark. È stata anche la prima premier a partecipare ad un Pride nel 2018.
Le criticità durante il suo mandato
Diverse sono state le sfide inaspettate che la Ardern ha dovuto affrontare durante il suo mandato, tra le quali l’assalto alle due moschee di Christchurc nel 2019, una delle stragi più terribili del Paese. Un suprematista bianco, del quale la Ardern non fece mai il nome per evitare di dargli notorietà, uccise 51 fedeli musulmani e provocò 40 feriti. Sei giorni dopo vennero promulgate leggi sul divieto assolto di uso di armi semi-automatiche. Qualche mese dopo eruttò il vulcano dell’isola di Whaakari e la premier si trovò nuovamente a consolare una comunità che di vittime, questa volta, ne contava ventuno. La massima popolarità Jacinda Ardern l’ha conquistata all’estero per la sua incredibile e ferrea gestione della pandemia: grazie a chiusure delle frontiere e lockdown dopo i primi casi del 2020, l’emergenza è stata contenuta brillantemente.
Come tutta la sua carriera, anche le sue dimissioni rimarranno nella storia del Paese e sono al centro del dibattito internazionale per vantare quel quid di rivoluzione culturale. Le sue dimissioni, così originali per la grammatica politica classica, saranno effettive dal 7 febbraio 2023.