Cessioni crediti bonus e superbonus, l’Eurostat potrebbe cambiarne la classificazione da “non pagabili” a “pagabili” rispetto alle opzioni adottate dal governo italiano sulla base della vigente normativa europea. Non è una buona notizia, in primis perché questo cambiamento potrebbe determinare il blocco della vendita dei crediti e, in secondo luogo, perché potrebbe vanificare il lavoro svolto dai partiti e dalle associazioni per trovare una soluzione al blocco dei trasferimenti. La questione di fondo è la modifica dell’impatto che i vantaggi fiscali avrebbero sul debito pubblico, ragione per la quale l’Istat, l’Eurostat e la Ragioneria generale dello Stato hanno in programma degli incontri già a partire dai prossimi giorni. La nuova classificazione non riguarderebbe solo i bonus edilizi e il superbonus, ma anche i vantaggi derivanti dall’adozione dei piani di sviluppo delle imprese con Industria 4.0.

Cessioni crediti bonus e superbonus, da ‘non pagabili’ a ‘pagabili’: cosa significa?

Cambiamenti sulle regole della cessione dei crediti d’imposta sui bonus edilizi e sul superbonus sono in discussione proprio in questi giorni e lo stesso ministero dell’Economia sta correndo ai ripari. Il nuovo testo sul deficit e sul debito considera tre criteri per identificare i crediti pagabili: cedibilità, differibilità ad anni successivi, possibilità di compensare i crediti con qualunque tipo di imposta o contributo sociale. Queste caratteristiche del credito, aumentando la probabilità di effettivo utilizzo del beneficio fiscale, determinano la sua classificazione come pagabile. Due giorni fa, nell’interrogazione in Commissione Finanze della Camera, la questione sulla cessione dei crediti d’imposta è stata avanzata da Francesco Maria Rubano di Forza Italia, alla quale ha risposto la sottosegretaria Lucia Albano. “Sono attualmente in corso delle interrogazioni tra l’Istat, Eurostat e Ragioneria generale dello Stato sulla contabilizzazione dei bonus edilizi che ad oggi sono classificati come ‘crediti non pagabili’ e quindi portati a riduzione delle entrate dello Stato – ha spiegato la sottosegretaria – Il 10 giugno 2021 Eurostat si era espressa in merito al trattamento contabile del superbonus, essendo solo provvisoriamente classificato come ‘credito non pagabile’ in attesa di chiarimenti sugli aspetti della cedibilità. Il nuovo manuale sul deficit e sul debito fornisce informazioni più chiare per distinguere i crediti pagabili da quelli non pagabili. I debiti pagabili sono quelli dei quali si può prevedere con ragionevole certezza che saranno integralmente fruiti dal beneficiario indipendentemente dalla dimensione del debito fiscale di quest’ultimo al momento della maturazione degli stessi. Una volta acquisito il parere sulla natura del credito – conclude – saranno valutati gli eventuali interventi normativi alla luce del quadro di Finanza pubblica”.

Perché non è una buona notizia per le proposte di sblocco plafond

Sulla base delle indicazioni arrivate dal ministero dell’Economia possono prevedersi, dunque, scenari preoccupanti sulle cessioni dei crediti dei bonus edilizi e del superbonus. Perché se dagli incontri con l’Eurostat dovesse emergere la riclassificazione dei crediti d’imposta come “pagabili” si metterebbe una gravosa ipoteca sul meccanismo dei trasferimenti dei bonus tra gli operatori nei tempi a venire. Il governo sarebbe chiamato a rivedere tutto il sistema degli vantaggi fiscali perché altrimenti i bonus andrebbero a gravare direttamente sul debito pubblico come nuova spesa e non come minori entrate derivanti dalle detrazioni fiscali. Di conseguenza, potrebbero essere accantonati anche gli strumenti che, ad oggi, sono in discussione per sbloccare le cessioni dei crediti e garantire maggiore spazio fiscale agli operatori, soprattutto bancari, permettendo l’estensione del plafond. È il caso della proposta avanzata dall’Ance e dall’Abi qualche settimana fa di far utilizzare i crediti in compensazione alle banche mediante una quota di F24 intermediati per i propri clienti. La soluzione potrebbe liberare una quota dei crediti che, attualmente, bloccano le possibilità di acquisto degli istituti bancari di nuovi crediti fiscali. Ulteriore proposta è arrivata nei giorni scorsi dal Consiglio nazionale dei Commercialisti per i quali i crediti d’imposta potrebbero “essere riportati a nuovo” per un loro uso in compensazione fino al sesto periodo d’imposta susseguente a quello di competenza.