Chi era Giovanni Agnelli? Giovanni Agnelli nacque a Torino, il 12 marzo del 1921. In seguito alla scomparsa del padre Edoardo morto tragicamente in un incidente aereo nei pressi di Genova nel luglio del 1935 ebbe come figura di riferimento il nonno Giovanni fondatore della Fiat dal quale ereditò il nome.
Ma vediamo chi era, l’affascinante, ricco, amante dello sport e dell’arte, il rappresentante di spicco dell’economia italiana nel mondo, il re d’Italia senza corona Giovanni Agnelli detto “l’Avvocato Gianni Agnelli” che portava l’orologio sul polsino della camicia.
Sicuramente uno degli uomini più ammirati per il suo stile inconfondibile e la sua innata eleganza. Piacente alle donne, simbolo dell’Italia del buon costume. Apprezzato da molti.
Chi era Giovanni Agnelli? La laurea, la gioventù e Kennedy
Era un ragazzino quando rimase orfano ma molto sveglio. Devoto agli studi si laureò in giurisprudenza presso l’Università della sua città natale. Si arruolò nel 1° Reggimento Nizza Cavallerizza per prendere parte alla seconda guerra mondiale. Nel periodo post bellico trascorse gli anni della gioventù tra viaggi mondani e frequentazioni di alto rango. Da principi a uomini politici ad attrici affermate fino a stringere una sincera amicizia con John Fitzgerald Kennedy.
Seguì il consiglio di nonno Edoardo a non tufarsi subito nel mondo del lavoro. Arriverà quasi 20 anni dopo ad assumere il timone negli affari di famiglia, nel frattempo fu Vittorio Valletta grandissima figura manageriale a guidare la FIAT, ponendo basi solidissime per la crescita della società torinese nel mercato automobilistico.
Giovanni Agnelli moglie
Al giovane Giovanni erano riservate cariche del tutto diverse, onorarie e di rappresentanza una fra tutte quella di presidente della Juventus, la squadra di calcio che il papà Edoardo aveva porta ai primi trionfi fino alla metà degli anni trenta quando poi perse la vita in un tragico avvenimento.
Nel 1953 prese in sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, la donna della sua vita che fino alla fine dei suoi giorni le resterà accanto e che le darà due figli, Edoardo morto suicida in giovane età e Margherita moglie di primo letto di Alain Elkainn, che metterà al mondo Jhon, l’erede designato da nonno Gianni, Lapo e Ginevra. In seconde nozze Margherita avrà altri 5 figli da Serge Pahlen.
Giovanni Agnelli FIAT
GLI ANNI DGLI STABILIMENTI ALL’ESTERO, L’ACQUISIZIONE DI FERRARI E LANCIA E DELLA HOLDING
Nel 1966 Giovanni Agnelli assunse la guida della FIAT quando oramai il boom economico era terminato. Si ritrovò dunque a gestire una situazione molto delicata, nel bel mezzo di quel periodo soprannominato “autunno caldo” quando le tensioni sociali in Italia la facevano da padrone.
Da una parte il problema legato al rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici, che verrà alla fine siglato dopo una lunga serie di scioperi, dall’altra, il problema legato alla politica industriale del suo predecessore. Gianni Agnelli decide di disfarsi delle quote di produzione della divisione mare e della divisione velivoli, così da concentrarsi solo ed esclusivamente nel settore automobilistico.
La FIAT acquisì la Ferrari e la Lancia, e aprì altri stabilimenti di produzione in Polonia, Yugoslavia, Brasile, Argentina, Turchia e Spagna a fronte di un progetto molto ambizioso di rendere forte il marchio di casa piemontese.
Se nel 1974 venne eletto presidente di Confindustria, elezione voluta degli industriali più autorevoli italiani, due anni dopo una crisi economica che si riversò sul settore, indusse FIAT a pensare di licenziare 14000 dipendenti.
Bloccato il provvedimento dopo lunghe battaglie burocratiche, scontri tra azienda e sindacati e il Partito Comunista che portarono allora alla chiusura dei cancelli di Mirafiori per 35 giorni, la FIAT alla fine decise di mettere i dipendenti in cassa integrazione. Quest fu la svolta che cambiò le sorti della casa automobilistica.
Agnelli affiancato da Cesare Romiti rilanciò in poco tempo la FIAT trasformandola in una Holding con diversi ramificazioni, non più soltanto il settore automobilistico ma anche quelli che coinvolgevano l’editoria e le assicurazioni, nel mentre aveva anche assorbito l’Alfa Romeo.
Dunque diverse società sotto FIAT si rivelò la scelta storica che portò frutti al livello economico tant’è che Giovanni Agnelli consolidò la sua figura di spicco in Italia, ma la rese ancora più forte all’estero.
All’età di 75 anni rispettando le norme statuarie della FIAT abdicò a favore dell’ex amministratore delegato Cesare Romiti. ln realtà però doveva essere un altra: il trono di re della FIAT lo avrebbe dovuto indossare Giovannino, suo nipote figlio del fratello Umberto che morto all’età di 33 anni per via di un tumore al cervello.
Al suo posto, Gianni Agnelli designò come suo successore John Elkann, primogenito di sua figlia Margherita allora ancora studente. Oggi è il numero uno degli affari di famiglia proprio come voleva nono Gianni.
Giovanni Agnelli politica
Non è mai stato al centro della politica nazionale italiana, anche se per molti era il centro intorno al quale ruotare. Non si è mai candidato al Parlamento e non ha voluto legare la sua vita a quella politica.
Ma come sindaco ha esercitato il ruolo di primo cittadino per ben 35 anni nel comune di Villar Perosa. Nel 1996 fu insignito da Francesco Cossiga senatore a Vita.
Come è morto Giovanni Agnelli
Il 24 gennaio 2003, Gianni Agnelli morì, nella sua residenza collinare Villa Frescòt, a seguito di una lunga malattia. La camera ardente venne allestita nella pinacoteca del Lingotto, secondo il cerimoniale del Senato. Il funerale, trasmesso in diretta da Rai Uno, si svolse al Duomo di Torino, seguito da un’enorme folla.
Le sue spoglie giacciono nella monumentale cappella di famiglia presso il piccolo cimitero di Villar Perosa, nei pressi della storica dimora estiva degli Agnelli.
Giovanni Agnelli frasi
Ecco alcune delle sue frasi:
“Una cosa fatta bene può essere fatta meglio”.
“Mi sono simpatici gli ecologisti. Ma hanno programmi costosi. Non si può essere più verdi delle proprie tasche”.
“Non amo molto i consuntivi; soprattutto non mi piace il passato se non per quel tanto che fissa la nostra identità. Io amo il futuro e mi piacciono i giovani. La mia vita è stata tutta una scommessa sul futuro”.
“Ognuno è playboy. Tutti ci provano, alcuni ci riescono, altri no”.
Alcune sulla Juventus
- Su Michel Platini: “L’abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras”.
- “È abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società”.
- Su Marcello Lippi: “Il più bel prodotto di Viareggio, dopo Stefania Sandrelli”.
- “…Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda. Una leggenda che è sorta in un liceo di Torino e che ha finito per conquistare nove, dieci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all’estero con un nome, una maglia e dei colori conosciuti in tutto il mondo”.
Sulla famiglia
- “Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità”.
- “Mio nonno certamente disse che bisogna togliersi tutto dalla testa prima di cominciare a lavorare seriamente. Lui mi richiamò in Fiat come vicepresidente accanto a lui. Avevo 23 anni e mezzo. Poi io andai di nuovo via, di nuovo a fare il soldato per un certo periodo, poi rientrai”.