Direttiva europea Casa green: servono lavori su 1,8 milioni di case, un piano più imponente rispetto a quello che si è avuto con il superbonus negli ultimi anni. Le stime parlano di investimenti di 40 miliardi all’anno per le ristrutturazioni e le riqualificazioni degli edifici del patrimonio immobiliare italiano per l’innalzamento di due classi energetiche, una tabella di marcia che dovrà rispettare il primo target di obiettivi entro il 2030. Inoltre, dovranno aggiungersi altri 19 miliardi di euro all’anno per l’efficientamento energetico degli immobili strumentali. Sono le stime diramate dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) che individua un piano più imponente rispetto a quello, già straordinario, del superbonus 110%. La direttiva europea sulle Case green è attualmente in discussione nel Parlamento europeo e si prevede il via libera definitivo entro il termine dei prossimi sei mesi.

Direttiva casa green superbonus, ecco i numeri dei lavori da fare fino al 2030

L’impatto gigantesco che la nuova direttiva europea sulle Case green potrebbe produrre sul patrimonio immobiliare italiano e sui lavori di riqualificazione energetica comporterà una mole di interventi edilizi superiore a quella del superbonus 110%. È il primo bilancio sulle stime calcolate dall’Ance, secondo la quale gli immobili coinvolti nella riqualificazione energetica sarebbero 1,8 milioni nel periodo dal 2023 al 2030, data del primo step di riqualificazione energetica. Entro quell’anno, la direttiva impone l’adeguamento alla classe energetica “E” degli immobili, prima del successivo target di obiettivi fissato per il 2033 della classe “D”. Una tabella di marcia che significherebbe investimenti per 40 miliardi di euro all’anno per i soli immobili residenziali. A questa cifra vanno aggiunti altri 19 miliardi di euro all’anno per gli edifici strumentali. Un complesso di lavori che supera quello del superbonus che si è realizzato negli ultimi due anni: con la misura del 110% di detrazione fiscale, infatti, sono stati effettuati interventi su circa 360.000 edifici, considerando la complessità dei condomini, della unità indipendenti e delle villette unifamiliari. Peraltro, è possibile fare una stima anche di quali siano le tipologie di interventi più necessari da fare sugli immobili utilizzando i dati del Rapporto annuale dell’Agenzia sulle detrazioni fiscali.

Tipologie di interventi, tra cappotti termici, infissi e fotovoltaico dai dati del superbonus 110%

In base al Rapporto, infatti, i lavori del superbonus nell’anno 2021, con previsioni allungabili anche ai successivi anni, riguardano l’efficientamento energetico degli edifici mediante cappotti termici, i lavori più rilevanti e costosi previsti dal superbonus. Oltre il 61% degli interventi fatti rientrare nel 110% sono stati di cappotti termici, coibentazione dei soffitti e dei tetti (ma soprattutto coibentazioni delle pareti verticali, il lavoro più consistente) e sostituzione degli infissi. Numeri alla mano, in questa categoria di interventi i cappotti termici sono stati richiesti per il 26,7% degli interventi mentre per il 18,7% i lavori hanno richiesto la sostituzione degli infissi. Per il restante dei lavori, grossa importanza ha avuto la sostituzione degli impianti che hanno comportato il 18% degli investimenti. In questa tipologia di interventi si distinguono, in particolare, le sostituzioni delle caldaie con i sistemi ibridi della condensazione e delle pompe di calore, anche considerate singolarmente. L’obiettivo del miglioramento di due classi energetiche degli edifici, come spiegato dall’Enea, può essere raggiunto con due lavori di questo tipo. Ovvero installando un sistema ibrido e pompa di calore insieme al fotovoltaico. Proprio i sistemi fotovoltaici hanno prodotto investimenti nel superbonus 110% pari all’8% degli interventi. Tra i punti negativi degli interventi vi è quello della differenza di costo per metro quadrato degli interventi in superbonus 110% rispetto agli altri bonus edilizi, primo tra tutti l’ecobonus. Secondo l’Enea, la maggiore detrazione fiscale ma anche la complessità degli interventi stessi, ha prodotto differenze di costi a tal punto che è stato necessario adottare il decreto sulla congruità dei prezzi del ministero della Transizione ecologica nello scorso mese di febbraio.