Eva Kaili sarebbe stata sottoposta a una condizione di tortura in carcere la scorsa settimana. La denuncia arriva dai legali dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, coinvolta nello scandalo Qatargate. Al termine dell’udienza sulle misure cautelari alla politica greca, Mihalis Dimitrakopoulos e André Risopoulos hanno assicurato ancora una volta come Kaili sia “innocente”.

Abbiamo chiesto ancora una volta la scarcerazione di Eva Kaili con misure alternative come il braccialetto elettronico o altri tipi di misure simili. È innocente e non ha avuto alcuna collaborazione con Pier Antonio Panzeri.

Gli avvocati sottolineano come al momento “la signora Kaili è la sola politica ad essere detenuta”.

È detenuta in condizioni difficili e questo è estremamente preoccupante. Non deve diventare la persona che paga il prezzo più alto con la detenzione dura, non è certo lei al centro dell’inchiesta. Questo è insopportabile.

Eva Kaili e la turtura in carcere, gli avvocati: “In cella di polizia al freddo per sedici ore”

Il riferimento dei legali di Eva Kaili alla tortura in carcere riguarda il periodo tra mercoledì 11 gennaio e venerdì 13 gennaio, quando l’ex europarlamentare sarebbe stata in isolamento su disposizione del giudice istruttore Michel Claise.

Per sedici ore è stata in una cella di polizia, non in prigione, e al freddo. Le è stata negata una seconda coperta. Questa è tortura.

Secondo quanto riportato dai legali, in circa sei settimane di detenzione Kaili ha potuto vedere solo due volte la figlia di 2 anni, avuta dal compagno Francesco Giorgi nel 2021. Non è la prima volta che l’ex vicepresidente del Parlamento europeo denuncia un trattamento sfavorevole nei suoi confronti: già a Natale il tribunale aveva respinto la sua scarcerazione, imponendole di passare le festività al fresco.

Le accuse nei suoi confronti restano quelle di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere. Gli inquirenti restano convinti che lei e Giorgi, suo assistente al Parlamento europeo oltre che suo compagno, siano stati figure centrali nello scandalo, assieme all’ex eurodeputato Antonio Panzeri.