Era il 2010 quando la griglia di Formula 1 accolse per la prima volta un pilota russo in pista, Vitaly Petrov. Dodici anni dopo, complice lo scoppio della guerra in Ucraina da parte dell’esercito russo, le federazioni hanno optato per l’esclusione degli atleti russi, facendoli partecipare senza rappresentare però la loro nazione.
Anche la Formula 1 ha optato per questa opzione, che richiede ai piloti russi di firmare un documento speciale per poter disputare gare riconosciute dalla Federazione, correndo così come neutrali.
Senza la Russia, non considero valido un solo campione o titolo olimpico dobbiamo smettere di avere paura del nostro popolo e di riportare la Russia nello sport mondiale. Ognuno può decidere per sé, ma io non correrei a determinate condizioni, non lo farei. Per me non è accettabile. Non capisco affatto quest’assurdità di imporre alcuni punti di vista alle persone
Il bicchiere mezzo pieno per la Russia
Certo, è triste, ma se tutti i piloti più forti gareggiano in Russia, questo aumenterà notevolmente la competizione e il livello generale del movimento nazionale e i piloti saranno ‘costretti’ a cimentarsi in nuove categorie, magari alla guida di auto diverse da quelle alle quali erano abituati, favorendo la nascita di un nuovo pubblico. Possiamo usare la situazione attuale come uno stimolo per lo sviluppo del motorsport, per formare i giovani in modo da agevolare il loro percorso in futuro. Dopotutto, questo isolamento non durerà per sempre. Capisco sia difficile, ma nessuno deve arrendersi. Io stesso ho voluto gareggiare in Formula 1 per tutta la vita, quindi capisco molto bene i giovani piloti, ma devono essere pazienti, allenarsi e credere che quando ci sarà l’opportunità di tornare, saremo tutti pronti.