Emergono nuovi dettagli sull’omicidio Scialdone. Costantino Bonaiuti, l’ingegnere 61enne accusato della morte dell’avvocatessa di 34 anni in zona Furio Camillo, a Roma, ora in carcere, avrebbe infatti raccontato al suo legale l’ultimo colloquio avuto con la vittima dopo averle sparato, un attimo prima che quest’ultima si spegnesse tra le braccia del fratello, che l’aveva raggiunta dopo aver ricevuto un suo messaggio.
Omicidio Scialdone: le parole della vittima prima di morire
“Ma mi hai sparato davvero? Mi hai ferita?”. Queste le parole che Martina Scialdone avrebbe rivolto all’ex compagno prima di morire. Secondo quanto ricostruito finora, sembra che l’uomo non avesse accettato la fine della loro relazione e avesse quindi chiesto alla donna un incontro chiarificatore, a cena: nel corso della serata, passata nel ristorante del Tuscolano, i due avevano iniziato a litigare, attirando l’attenzione dei gestori del locale e degli altri clienti su di loro. L’uomo, dopo aver pagato il conto, si era allontanato; Martina si era invece rifiugata in bagno, prima di uscire a sua volta: a distanza di pochi metri era morta, a causa delle ferite riportate dopo essere stata colpita con un’arma da fuoco, una pistola sportiva detenuta legalmente dal killer, ora indagato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia e dall’aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva.
Nel corso della giornata di ieri, 18 gennaio, l’avvocato dell’imputato aveva reso nota la decisione di presentare ricorso al Tribunale del Riesame di Roma contro la misura di custodia cautelare in carcere, sostenendo che l’uomo non avesse intenzione di sparare e uccidere la donna, bensì stesse cercando di emulare un tentativo di suicidio, forse con l’obiettivo di impietosire l’ex compagna e spingerla a tornare con lui. Secondo quanto raccontato da Bonaiuti al suo legale e riportato questa mattina da Il Messaggero, la vittima “non aveva capito subito quello che era successo”. “E nemmeno io – avrebbe spiegato il 61enne -. Dopo che è partito il colpo mi ha guardato e ha detto: ‘Ma mi hai sparato davvero? Mi hai ferita?'”. “La mia vita, per quanto mi riguarda, è finita, appena posso voglio uccidermi “, avrebbe aggiunto l’uomo.
“Non la volevo uccidere, mi volevo suicidare. Sono disperato, pensavo che la pistola avesse la sicura inserita, invece è partito un colpo – è la versione del 61enne -. Martina era molto più bassa di me, il colpo è partito per errore e l’ha raggiunta all’altezza della spalla, proprio perché non ho preso la mira, ma il proiettile ha seguito una traiettoria casuale. Prima di entrare nel ristorante eravamo in macchina insieme, io ho minacciato di uccidermi e ho tirato fuori la pistola, lei mi ha fatto desistere”. Lui e il suo legale escludono, quindi, la premeditazione. Sulla fuga dopo lo sparo, invece, il difensore sostiene: “Si è diretto a casa perché terrorizzato da quanto accaduto”. Gli inquirenti lo avevano rintracciato nell’abitazione di via Monte Grimano, in zona Colle Salario, che condivideva con l’ex moglie. Secondo la gip Simona Calegari, che ha convalidato l’arresto dell’uomo e disposto la custodia cautelare in carcere, il “panorama indiziario è talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato attuale, pressocché inconfutabile”. Per lei “l’unico obiettivo” di Bonaiuti “era uccidere la Scialdone”.
Contro di lui, anche la testimonianza del fratello della vittima, che avrebbe assistito all’omicidio: “Alle 23.09 ho ricevuto una sua chiamata, mi ha chiesto se potevo andarla a prendere, aveva un tono agitato. Alle 23.12 ero appena uscito dal portone, mi ha richiamato dicendomi: ‘non ti preoccupare, torno a casa da sola’. Non mi sono fidato e le ho detto che stavo arrivando al ristorante”, ha raccontato a Pomeriggio Cinque. “Quando sono arrivato li ho trovati che stavano litigando. Mia sorella è entrata in macchina per cercare le chiavi di casa, lui la tratteneva per un braccio. Mi sono messo in mezzo cercando di dividerli. Nel momento in cui ci sono riuscito, lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato. Eravamo a un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro, non ho fatto in tempo a regire”, ha concluso, affermando di essersi sentito morire con lei.