Il presidente della Sicilia Renato Schifani ha rilasciato un’intervista a La Repubblica nella quale si parla del tema caldo di questi ultimi giorni: Matteo Messina Denaro. Per il governatore della regione siciliana, il suo arresto lancia un messaggio e forte e chiaro, ovvero che non esistono latitanti a vita.

Matteo Messina Denaro, Schifani: “Oggi la mafia è mutata”

Schifani, durante l’intervista, ha spiegato che l’arresto del latitante è stato reso possibile grazie ad un‘operazione di intelligence “vecchia maniera: non solo intercettazioni ma anche ragionamenti e valutazioni investigative”. Il governatore parlando del ruolo delle intercettazioni in questa vicenda afferma anche:

Le intercettazioni contro la mafia e la criminalità organizzata rimangono irrinunciabili. Nella riforma della giustizia non vengono messe in discussione. Altro aspetto sono le intercettazioni su reati diversi, spesso divulgate arrecando danno alle indagini o all’immagini di persone estranee alle inchieste e schiaffate in prima pagina. Il tema è differenziare l’uso delle intercettazioni in base alle finalità.

Alla domanda cosa ne pensa della figura del famoso latitante risponde:

De Lucia l’ha definito l’ultimo stragista: oggi la mafia è mutata, si è trasformata in una organizzazione meno violenta e più pelosa, si infiltra nei flussi finanziari nella pubblica amministrazione. Fa business, guarda agli affari, attraverso tecnologia e professionalità, più che al riciclaggio e al traffico di droga.

“Forza Italia ha combattuto contro la mafia”

L’intervistatore ricorda che a Schifani che il suo partito, Forza Italia, è stato più volte coinvolto in inchieste di mafia. Su questo punto il governatore spiega:

FI ha combattuto la mafia con misure legislative. E ricordo che nel 2002, da capogruppo al Senato, firmai la proposta di stabilizzazione del carcere duro e nel 2008, quando ero presidente di Palazzo Madama, promossi l’inasprimento dei sequestri per equivalente contro i patrimoni mafiosi.

Per quanto riguarda i condannati per mafia, come Cuffaro e Dell’Utri, che hanno appoggiato candidati di centrodestra sia alle Comunali che alle Regionali in Sicilia afferma:

Se ci sono condannati che hanno espiato la loro pena, peraltro ancora interdetti dalla possibilità di essere candidati, nulla può impedire loro di fare politica. Poi, se si dovesse scoprire che questi soggetti continuano tutt’oggi a delinquere, sarebbe cosa diversa. Ma non mi sembra che né Cuffaro né Dell’Utri rientrino in questa categoria.