In concomitanza col vertice su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, convocato oggi alle 14.00 dal ministro Adolfo Urso, i lavoratori parteciperanno ad un presidio di protesta sotto al Mimit. Sono circa 750 i lavoratori, tra dipendenti di Acciaierie d’Italia, delle imprese dell’indotto e cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria, partiti nella notte da Taranto per raggiungere Roma per la manifestazione promossa da Fiom Cgil, Uilm e Usb sotto la sede del ministero delle Imprese. L’arrivo a Roma é previsto intorno a mezzogiorno: il presidio sotto il ministero comincerà intorno alle 13, ma in via Molise è stata autorizzata la presenza di un numero più ridotto rispetto a quelli partiti da Taranto. Da ieri alle 23 nell’impianto siderurgico e nelle aziende del polo dell’acciaio è iniziato uno sciopero dei lavoratori che si concluderà domani alle 7. Non tutte le sigle sindacali però partecipano all’astensione del lavoro: la Fim Cisl, che oggi sarà sotto il Ministero, e l’Ugl hanno dichiarato di voler attendere il confronto col ministro prima di decidere eventuali iniziative.
Il ministro Adolfo Urso ha convocato Acciaierie d’Italia, con i partner privato ArcelorMittal (maggioranza) e pubblico Invitalia (minoranza), tutti i sindacati, Confindustria, le Regioni che ospitano gli impianti dell’ex Ilva. Si parlerà di come affrontare la crisi dell’azienda e del nuovo decreto legge in vigore dal 5 gennaio, dl che da oggi comincia, dalla Commissione Industria del Senato, l’iter parlamentare di conversione.
Il decreto autorizza Invitalia ad intervenire sino ad un miliardo per sottoscrivere “aumenti di capitale sociale o finanziamento in conto soci secondo logiche, criteri e condizioni di mercato, da convertire in aumento di capitale sociale”, a richiesta della stessa Invitalia.
Fiom, Uilm e Usb mettono al primo posto la svolta societaria e chiedono che i fondi pubblici che, grazie al decreto, erogherà Invitalia (680 mln su un miliardo che è il tetto), servano a portare presto quest’ultima in maggioranza in Acciaierie d’Italia (60 per cento). La Fim, invece, pur attribuendo importanza alla modifica della governance societaria, attribuisce priorità alla ripartenza produttiva e occupazionale del gruppo e chiede che le risorse vadano anzitutto a questo scopo.