Matteo Messina Denaro news. A pochi giorni dal suo arresto, nella mattinata di oggi, verso le 9.30, il boss mafioso di Cosa Nostra, fermato a Palermo dopo trent’anni di latitanza, sarebbe dovuto apparire in videoconferenza davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta nel corso dell’udienza che lo vede accusato di essere uno dei mandanti delle stragi del ’92, ma, secondo quanto dichiarato dal presidente in aula, avrebbe deciso di rinunciare alla presenza. L’udienza è stata quindi rinviata al 9 marzo.
Matteo Messina Denaro news: la prima udienza del boss e l’interrogatorio al fiancheggiatore
Fino ad ora, nell’ambito del processo sulle stragi mafiose – quelle di Capaci e di Via d’Amelio -, Matteo Messina Denaro, condannato in primo grado all’ergastolo, era stato giudicato da latitante. Quella in programma per oggi avrebbe dovuto essere quindi la prima udienza del processo a svolgersi in sua presenza e, secondo quanto affermato dal procuratore generale Antonino Patti all’Adnkronos nella giornata di ieri, non avrebbe dovuto esserci “alcun impedimento”. A tre giorni dall’arresto il boss di Cosa Nostra sarebbe quindi dovuto comparire, in videoconferenza dal carcere di massima sicurezza dell’Aquila, dove è detenuto in regime di 41 bis, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta. A difenderlo, come era stato annunciato, la nipote Lorenza Guttadauro, figlia della sorella di Messina Denaro, Rosalia, e di Filippo Guttadauro. Ma il boss avrebbe deciso di rinunciare alla presenza per sottoporsi alla prima seduta di chemioterapia in carcere. Così l’udienza è stata rinviata al prossimo 9 marzo. Si è tenuto, invece, l’interrogatorio, previsto per oggi, di Giovanni Luppino, il 59enne, commerciante di olive, che lunedì mattina è stato fermato dopo aver accompagnato Messina Denaro alla clinica La Maddalena per la chemioterapia. L’uomo sarebbe un volto nuovo per gli inquirenti; dovrà rispondere di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso. Stamattina, davanti al suo legale, l’avvocato Giuseppe Ferro, avrebbe dichiarato: “Non sapevo che quello fosse Matteo Messina Denaro. Solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”. “A me è stato presentato come cognato di Bonafede”, avrebbe aggiunto l’uomo, il cui è arresto è stato convalidato dal gip.
Le congetture sulla cattura del boss
Mentre Messina Denaro è alle prese con i suoi primi giorni di detenzione (a differenza di altri boss mafiosi, come Riina e Provenzano, che avevano già fatto esperienza del carcere prima della lunga reclusione, per lui si è trattato del primo arresto), proseguono, fuori dal carcere, le congetture sulla sua cattura. Tra chi stende le lodi del Governo, della magistratura e delle forze dell’ordine, e chi parla di una farsa, messa in piedi con il lasciapassare di Cosa Nostra nel momento giudicato più opportuno dal mondo politico, sono diversi i punti di vista sull’arresto. Pasquale Angelosanto, il comandante del Ros che, insieme alla sua squadra, si è occupato del fermo, ha tentato di spegnere le voci su una presunta trattativa segreta tra Stato e mafia.
Intervistato dal Corriere della Sera, ha dichiarato:
Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un’attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l’allarme. E poi c’è un altro elemento che non deve essere ignorato: ho sempre raccomandato di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si può pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c’erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?
A sventare questa ipotesi è anche il giornalista Michele Santoro. Secondo lui, il tumore avrebbe indebolito psicologicamente il boss, spingendolo ad allentare le difese. Ciò spiegherebbe anche i selfie con il personale medico. La cattura “poteva in qualche modo convenirgli”, per Santoro, forse per avvicinarsi ai suoi cari, tenendo conto del tumore in stato terminale. “Il punto chiave è l’abbassamento della cortina di sicurezza – spiega -: quand’è che Messina Denaro comincia a fare i selfie? Dopo una vita all’insegna della prudenza entra in ospedale e regala l’olio. È chiaro che l’elemento psicologico è stato decisivo. Insieme alla paura della morte”.