Il governo accelera sulle riforme dell’autonomia e presidenzialismo. Nel corso della riunione di ieri a Palazzo Chigi, alla quale hanno partecipato il presidente del Consiglio Meloni, i vice presidenti Tajani e Salvini, il sottosegretario Mantovano e i ministri Calderoli, Casellati, Fitto e Lollobrigida “si è definito il percorso tecnico e politico per arrivare, in una delle prossime sedute del Consiglio dei ministri, all’approvazione preliminare del disegno di legge sull’autonomia differenziata”, come riporta la nota ufficiale. Passi in avanti anche sul fronte del presidenzialismo per quale è stato definito un cronoprogramma. Insomma dalla maggioranza fanno sapere che c’è un “clima di grande sintonia, l’obiettivo è mantenere gli impegni presi nel più breve tempo possibile con il più ampio coinvolgimento del Parlamento”.
Riforme autonomia e presidenzialismo, cosa si è detto durante il vertice di maggioranza. I retroscena
Secondo alcune fonti il vertice era previsto da tempo, ma centrato essenzialmente sull’autonomia. Poi probabilmente, complice il recente pressing del Carroccio sulla sua riforma-bandiera rispetto al presidenzialismo, si è deciso di allargare la discussione e gli ospiti al tavolo. Un altro modo, sostenuto soprattutto da Fratelli d’Italia, per riequilibrare le due partite affinché la bilancia non penda troppo sul piatto dell’autonomia. Soprattutto in vista delle prossime tornate elettorali, Lombardia in primis. Il sospetto, infatti, è quello che i leghisti, visti anche i sondaggi non proprio entusiasmanti, temano una debacle a vantaggio di Fdi e vogliano alzare la bandiera dell’autonomia come promessa elettorale. Da qui la volontà, alla base del vertice, di ribadire che il presidenzialismo è nel programma del centrodestra tanto quanto l’autonomia e che entrambe le riforme, nel rispetto dei tempi dettati dalla loro natura legislativa, vanno avanti di pari passo. ll messaggio implicito emerso è quello di uno stop a strappi e fughe in avanti, per evitare veti incrociati e fuoco amico. Non è un mistero, infatti, che la Lega spinga per un’accelerazione anche perché non servono i quattro step delle leggi costituzionali, necessari invece per il presidenzialismo) e che FdI e Forza Italia frenino la corsa. L’impegno comunque c’è e e non è escluso che si possa davvero arrivare a un ok sulla ‘bozza’ Calderoli prima delle elezioni del 12 febbraio, purché si raggiunga un’intesa di massima che soddisfi tutti. Da molto tempo circola ormai la voce che gli uffici legislativi di Palazzo Chigi siano a lavoro proprio per smussare e correggere il testo di Calderoli soprattutto per quanto riguarda il ruolo del Parlamento che, nelle intenzioni dei vertici dell’esecutivo, è imprescindibile per definire i Lep, i Livelli essenziali di prestazione, cruciali per evitare squilibri fra le regioni e quindi arrivare all’approvazione della riforma. Per quanto riguarda il discorso presidenzialismo, Casellati ha chiuso il cerchio con le forze di maggioranza, incontrando il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi. L’ex ministro sottolinea l’imprescindibilità del dialogo con le opposizioni e lo strumento della Bicamerale e mette in guardia dal rischio ‘fretta’. In questo caso, infatti, trattandosi di una modifica costituzionale, l’appoggio delle opposizioni è imprescindibile per arrivare all’approvazione definitiva. Il primo confronto dovrebbe avvenire con il Terzo polo di Carlo Calenda.