La perseveranza nei lavori di ricerca degli inquirenti, coadiuvati dai magistrati della Procura di Palermo e dai carabinieri del Ros hanno portato alla luce un secondo covo, più definibile come bunker, riconducibile alla figura di Matteo Messina Denaro, il boss della mafia arrestato lunedì mattina a Campobello di Mazara, nel trapanese.
Sulla posizione esatta del secondo luogo segreto non sono stati forniti molti dettagli, tuttavia sarebbe localizzato in un’area non molto distante dall’appartamento perquisito in seguito al fermo (avvenuto alla clinica la Madonnina di Palermo dove era in cura).
Arresto Messina Denaro, il secondo covo simile a un bunker
Individuato dunque il secondo covo segreto di Matteo Messina Denaro. Tutto ciò avviene mentre il boss ha trascorso la sua prima notte in cella nella casa circondariale di massima sicurezza dell’Aquila, in Abruzzo, dopo il trasferimento nella giornata di ieri.
Dalle testimonianze interne al penitenziario emerge il quadro di un uomo estremamente sereno e cordiale con l’intero personale, nonché descritto come particolarmente impegnato in diverse attività. Alcuni lo hanno etichettato come “comportamento non consono rispetto agli standard dei condannati al 41 bis”.
Resta ora da stabilire come sarà gestito l’iter medico, dal momento che Messina Denaro seguiva un percorso di chemioterapia. Si cerca in particolare un luogo sicuro all’interno del carcere dove svolgere le prossime sedute. Rimane al momento in standby anche la designazione del suo avvocato: il boss ha chiesto la nomina di Lorenza Guttadauro, sua nipote.
Nel frattempo emergono nuovi dettagli su Andrea Bonafede, il prestanome la cui identità fu assunta da Matteo Messina Denaro nel suo ultimo periodo di libertà. Il geometra ha raccontato alle autorità di essere stato contattato dal boss nel gennaio del 2022, quando gli fu ordinato di acquistare l’appartamento poi ricondotto al capo mafioso: qui avrebbe dunque vissuto da giugno dello scorso, secondo quanto riportato dagli atti notarili.
Questa mattina si è infine svolto un presidio di manifestanti, con una grande partecipazione da parte della comunità scolastica, a Castelvetrano, il comune in provincia di Trapani dove il capomafia era nato. Un modo di esprimere gratitudine ai corpi armati e di polizia che hanno reso possibile l’arresto e di chiarire il forte attaccamento alla giustizia da parte delle nuove generazioni. Diffuso il sentimento di gioia e sollievo, timore e paura oggi sono più lontani. Ma la battaglia è ancora lunga.