Lo scenario che si presenta, almeno in questa prima fase della stagione più fredda, è al quanto controverso. Se da un lato, la temperatura relativamente mite, che caratterizza l’insolita stagione invernale 2022 / 2023, è la testimonianza diretta degli effetti ormai tangibili del cambiamento climatico; dall’altro, l’anomala stagione invernale permette, almeno in parte, di mitigare gli effetti della crisi energetica con il consumo di gas, destinato al riscaldamento, che si attesta a livelli relativamente bassi per il periodo dell’anno.

Nei mesi autunnali, ormai trascorsi, e la prima parte della stagione invernale con temperature ben oltre le medie stagionali, i consumi di gas destinato al riscaldamento residenziale sono scesi a livelli tali da determinare sia una diminuzione del prezzo, con le quotazioni del gas scese a livelli pre-escalation militare tra Russia e Ucraina, ma anche una sicurezza energetica derivata dall’ancora elevati livelli di gas nei siti di stoccaggio.

Nell’ultimo trimestre del 2022, dai dati diffusi da SNAM, il consumo di gas è pari a 16,9 miliardi di metri cubi; in netta flessione rispetto al dato riguardante l’ultimo trimestre del 2021, dove i consumi di gas registrati erano pari a 22,5 miliardi di metri cubi. Con un divario di ben 5,6 miliardi di metri cubi in meno di gas naturale consumato, rispetto all’analogo rilevamento dell’anno precedente, ciò si traduce sia in un risparmio economico per le finanze, ormai stremate, d’imprese e famiglie, ma allo stesso tempo permette di raffreddare l’impennata dei prezzi della materia prima energetica nelle contrattazioni registrate al TTF di Amsterdam.

Obiettivi europei, livelli minimi da rispettare

Anche le più ottimistiche previsioni europee, che imponevano di arrivare a dicembre 2022 con livelli di stoccaggio di gas all’84%, sono state confermate. Con un tesoretto energetico, stoccato nei siti italiani, comunicato il 31 Dicembre pari all’84% della loro capienza; lo spettro inquietante della crisi energetica può essere, almeno in parte, accantonato. Con l’escalation militare della Russia contro l’Ucraina, sia per l’Italia sia per l’intera Europa si è aperta una nuova, quanto drammatica, fase d’instabilità geo-politica dai molteplici sviluppi incerti. Uno dei fattori che genera maggiori tensioni è il nodo energetico.

Con l’incertezza sulla durata del conflitto bellico tra Mosca e Kiev, e la spada di Damocle che incombe, sull’Italia e sull’intera Europa, della possibile interruzione totale dei flussi di gas da Mosca verso l’Ue prima di aver sostituito l’import di gas, proveniente dalla Russia, con fornitori ritenuti più affidabili; emerge come sia di fondamentale importanza creare una sicurezza energetica stabile; con stoccaggi di gas tali da soddisfare il fabbisogno nazionale ed evitare razionamenti programmati, qualora la domanda superi la disponibilità di gas.

Fondamentali si sono dimostrate le azioni messe in campo tra aprile e ottobre 2022; con accordi commerciali stipulati con fornitori esteri, si è potuto sostituire, almeno parzialmente, le quote di gas importato da Mosca. Ciò ha permesso di garantire un livello di riempimento degli stoccaggi della Stogit, società controllata da SNAM, pari all’84% della capacità totale di stoccaggio al 31 dicembre 2022, contro il 68% stoccato a fine 2021.

SNAM (Società Nazionale Metanodotti)

Fondata il 30 ottobre del 1941, è la società italiana che opera nel settore energetico per la gestione, lo stoccaggio e il trasporto del Metano. Con sede centrale a San Donato Milanese, vanta il primato di principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale. Con una rete di metanodotti di circa 41.000 km, dislocati tra Italia, Austria, Francia, Grecia e Regno Unito, detiene il 3.5% della capacità di stoccaggio di gas mondiale.

Da Snam rete gas S.p.A. a SNAM, oltre ottanta anni di storia

  •  Il 30 ottobre del 1941, con 3 milioni di lire di capitale sociale, è stata fondata la Snam (Società Nazionale Metanodotti).
  • La società contemplava la partecipazione di Agip.
  • Nel 1955 fu costituita la Snam Montaggi.
  • Nel 1956 si costituisce la Snamprogetti  S.p.A. società leader nella progettazione e costruzione di grandi impianti onshore per lo stoccaggio e lavorazione d’idrocarburi.
  • Nel 1957 la Snam Montagi, attraverso un’acquisizione di capitali, rilevò la società Saipem operante nel settore dei servizi energetici.
  • Nel 2001, per rispettare le direttive europee in ambito della liberalizzazione del mercato del gas, Snam scorporò le attività non direttamente legate al trasporto del gas fondando la Snam Rete Gas.
  • Il 2002 è l’anno della quotazione in borsa, dell’indice S&P/MIP, della Snam Rete Gas.
  • Il 12 febbraio 2009 la Snam Rete Gas S.p.A. acquistò da ENI S.p.A., con un investimento stimato di 3.07 miliardi di euro, il 100% della società Italgas S.p.A. operante nel settore della distribuzione del gas; con un nuovo investimento di 1.65 miliardi di euro, rilevò il 100% della società Stoccaggi Gas Italia S.p.A. (STOGIT), società che opera nel settore dello stoccaggio di gas.
  • Il 1° gennaio 2012 la società, cambia nome da Snam rete gas S.p.A. a SNAM.
Siti di stoccaggio in Italia

Con il 70% del volume di gas stoccato negli impianti nella Pianura Padana, e il 30% delle riserve stoccate nel giacimento abruzzese di Fiume Treste; si dimostra tanto fondamentale, quanto strategico, velocizzare l’entrata in servizio del rigassificatore di Piombino che permetterebbe, in previsione dell’inverno 2023 / 2024, di garantire un nuovo quantitativo di stoccaggio di gas.

I siti
  • Brugherio:

Centrale di stoccaggio del comune di Cinisello Balsamo, nella periferia di Milano in funzione dal 1966.

  • 8 pozzi di stoccaggio
  • 1.100 metri di profondità dei pozzi
  • Settalla:

Operativo dal 1986, sito di stoccaggio ospitato nel comune di Settala.

  • 31 pozzi di stoccaggio
  • 1.150 metri di profondità dei pozzi
  • Sergnano:

In funzione dal 1965, in provincia di Cremona.

  • 35 pozzi di stoccaggio
  • 1.300 metri di profondità dei pozzi
  • Ripalta:

Situato tra i comuni di Ripalta Cremasca e Ripalta Guerina, in provincia di Cremona, in funzione dal 1967.

  • 35 pozzi di stoccaggio
  • 1.400 metri di profondità dei pozzi
  • Bordolano:

Sito in provincia di Cremona, è tra i siti di stoccaggio più nuovi essendo entrato in servizio nel 2015.

  • 9 pozzi di stoccaggio
  • 1.700 metri di profondità dei pozzi
  • Cortemaggiore:

Impianto della provincia di Piacenza, i pozzi di stoccaggio sono stati perforati tra 1964 e 1991.

  • 27 pozzi di stoccaggio
  • 1.500 metri di profondità dei pozzi
  • Sabbioncello:

Impianto del comune di Tresigallo, in provincia di Ferrara, in funzione dal 1985.

  • 32 pozzi di stoccaggi
  • 1.100 metri di profondità dei pozzi
  • Minerbio:

Operativo dal 1975, nel comune di Minerbio della città metropolitana di Bologna.

  • 51 pozzi di stoccaggio
  • 1.300 metri di profondità dei pozzi
  • Fiume Treste:

Sito del comune di Cupello, nella provincia di Chieti, in servizio dal 1982.

  • 84 pozzi di stoccaggio
  • 1.200 metri di profondità dei pozzi

Clima, l’auspicio di un inverno 2023 mite

L’andamento climatico, dei prossimi mesi, sarà il vero ago della bilancia.

Nel pieno del periodo più freddo dell’anno è facile stimare che i consumi di gas subiscano un rilevante aumento; nella quantità di gas necessario nel periodo invernale, oltre a considerare un percentuale fissa, destinata alle attività di produzioni industriali, va considerata una quota molto aleatoria destinata al riscaldamento residenziale. Proprio la quota destinata al riscaldamento domestico, potrebbe generare maggiori problemi in uno scenario climatico caratterizzato da temperature rigide.

Infatti, mentre nel settore industriale e dei servizi potrebbero essere disposte particolari indicazioni mirate al contenimento del consumo energetico di gas, come il limite massimo alle temperature degli ambienti; nel settore residenziali queste limitazioni incontrerebbero maggiori difficoltà nell’essere accolte favorevolmente.

I dati, la previsione di SNAM

Con il dato record, diffuso ufficialmente a fine dicembre, che indica l’84% del volume massimo dei siti di stoccaggio di gas carichi;  se a gennaio dovesse presentarsi uno scenario climatico caratterizzato da temperature relativamente miti, le scorte di gas presenti nei siti di stoccaggio sarebbero pienamente sufficienti a garantire la sicurezza energetica nazionale. Sempre nel mese di gennaio, anche a fronte di una possibile ondata di freddo con temperature rigide, gli stoccaggi sarebbero in grado di coprire un incremento dei consumi, rispettando il limite minimo di riempimento, stabilito dalla commissione europea, che impone di arrivare al 01/02/2023 con livelli di stoccaggio di gas pari al 45%.

Al termine della stagione invernale, prevista per la fine di Marzo, se l’andamento climatico è caratterizzato da temperatura mite, o con lievi ondate di freddo più intenso, nei siti di stoccaggio si potrebbe avere ancora un importante tesoretto energetico stimato in:

  • 3 miliardi di metri cubi non utilizzati grazie al clima mite.
  • 4,5 miliardi di metri cubi di gas considerata come riserva strategica.

Se arriva il freddo

Se da uno scenario climatico contraddistinto da un autunno e inizio inverno con temperatura mite, si dove passare a mesi invernali con ripetute ondate di freddo intenso, le stime dei consumi di gas sarebbero cosi elevate da prosciugare i siti di stoccaggio. Nei periodi di freddo intenso, la domanda di gas può arrivare a 400 milioni di metri cubi al giorno; coperti in gran parte dall’import e in percentuale molto minore dai siti di stoccaggio.

Gli stoccaggi, anche se pieni, non sono in grado di erogare più di 150 milioni di metri cubi al giorno garantendo le loro corrette condizioni di operatività; in condizioni di estrema necessità, ma solo per alcuni giorni, per evitare problemi legati alla pressione d’esercizio dei siti di stoccaggio, possono garantire una fornitura massima di 170 milioni di metri cubi.

Analizzando i consumi rilevati a gennaio del 2022, a fronte di una richiesta di 400 milioni di metri cubi di gas al giorno, l’import russo copriva con ben 110 milioni di metri cubi la richiesta energetica italiana e il restante proveniva da altre importazione e dai siti di stoccaggio.

A oggi, con una possibile richiesta energetica di gas di 400 milioni di metri cubi al giorno, possiamo contare solo su 20 milioni di metri cubi di gas importato dalla Russia a fronte delle pesanti restrizioni energetiche. Mancherebbe all’appello ben 90milioni di metri cubi di gas russo al giorno, che difficilmente possono essere forniti dai siti di stoccaggio, ma necessariamente devono essere reperiti da altri fornitori per evitare una crisi energetica.

Uno scenario controverso, un’analisi diretta

Gettando lo sguardo oltre le più ottimistiche previsioni, che vedono per l’inverno 2023 lo spettro della crisi energetica ormai svanito, è difficile stabilire nel concreto quanto l’ampio margine di gas stoccato, rispetto all’anno precedente, possa essere fondamentale per evitare razionamenti programmati.

Troppe le variabili da dover tenere in considerazioni, dall’andamento climatico che condiziona la richiesta energetica nel residenziale, passando per il possibile prolungamento dell’instabilità geopolitica determinata da una pace apparentemente ancora molto lontana. Tra i fattori da considerare non bisogna certamente trascurare la possibilità, più volte auspicata a gran voce da Mosca, della possibile interruzione delle esportazioni di gas verso l’Europa. Il concretizzarsi, dalle parole ai fatti, del peggior scenario di ricatto energetico russo verso l’Europa sarebbe la causa scatenante, in un lasso temporale molto conciso, di una repentina impennata dei prezzi, delle quotazioni del gas. In pochissimo tempo si potrebbe passare da un apparente stato di quiete, consolidato da un’ampia riserva di gas stoccata dei siti nazionali e da un andamento climatico mite, a un nuovo scenario con quotazioni molto volatili che vedrebbero di nuovo schizzare i prezzi del gas verso cifre significativamente proibitive.

A differenza dello scenario vissuto durante i mesi estivi, con i listini internazionali che registravano continui record dei prezzi del gas, sia in Italia sia in Europa, il GNL importato dagli USA, forti della loro nuova posizione insieme al Qatar di maggiori esportatori di Gas Naturale Liquefatto verso l’Europa, può avere un duplice ruolo strategico. Se da una parte, la fornitura costante e sicura di GNL da Washington rappresenta, sia per l’Italia sia per l’Europa, una preziosa risorsa energetica per diversificare l’import estero di gas necessario al mercato interno, garantendo una rapida sostituzione dell’import russo; dall’altro può essere utilizzato come strumento di dissuasione verso Mosca, non avendo più un legame cosi dipendente dal suo export energetico.

Storicamente, con la scelta di non investire sulla tecnologia Nucleare e non sviluppare tecnologie alternative per la produzione di energia elettrica tale da garantire un’elevata percentuale di autosufficienza energetica, l’Italia si è dimostrata essere una nazione importatrice di energia. Emerge quindi la necessità, per il sistema Italia, d’investire sulla pianificazione e lo sviluppo di un protocollo energetico che possa rendere la nazione energeticamente autosufficiente, o almeno ridurre notevolmente la dipendenza energetica da partner esteri.

Gianni Truini