Il governo è pronto a sbloccare i concorsi nella scuola per il 2023. Lo scopo principale è centrare l’obiettivo fissato dal Pnrr e garantire l’assunzione di 70mila nuovi docenti partendo anzitutto dalla modifica dei metodi di selezione e reclutamento, oggetto di profonde critiche e discussioni. È quanto emerge nel corso di un incontro tra il ministero dell’Istruzione e del merito e le sigle sindacali tenutosi proprio con l’intento di iniziare a ragionare su come cambiare l’attuale sistema di reclutamento degli insegnanti che ogni anno lascia scoperte cattedre stabili e insoddisfatti migliaia di precari. L’idea del dicastero di Viale Trastevere è procedere con bandi annuali. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Concorsi scuola 2023, l’idea del Ministero di procedere con bandi annuali

La necessità di istituire un nuovo sistema di selezione di reclutamento è nota a tutti e testimoniata dai numeri. Lo scorso settembre, nonostante le sette diverse procedure assunzionali indette dai governi precedenti, si è riuscito a coprire sì e no un terzo dei posti scoperti (il 28,6 percento, che diventa il 41 percento se si sommano i titolari di un contratto a tempo determinato da confermare in ruolo a settembre prossimo). Situazione più o meno simile a quella verificatasi nel 2021 quando su oltre 112mila cattedre autorizzate a essere coperte stabilmente, ne erano andate in porto circa la metà, costringendo i presidi a nominare supplenti fino in inverno inoltrato. Il flop delle regole vigenti è tale e conclamato che anche quest’anno abbiamo in cattedra 217mila precari, nonostante il superamento dell’organico temporaneo Covid, non più rinnovato, che aveva gonfiato i numeri dell’ultimo biennio. Siamo di fronte a una situazione a dir poco paradossale: considerando i circa 850mila docenti attualmente in cattedra, il 25 percento, vale a dire uno su quattro, è un supplente. Dati allarmati soprattutto per quanto riguarda la necessità di garantire una certa continuità didattica agli studenti. Va ricordato che il quadro di reclutamento previsto dal Pnrr è così strutturato:

  • I classici percorsi abilitanti da 60 CFU, con prova scritta e lezione simulata. La prova scritta sarà costituita da un’analisi critica del tirocinio scolastico effettuato durante il percorso.
  • Procedura concorsuale. L’accesso al concorso avviene o con l’abilitazione o con il requisito di 3 anni di servizio nella scuola statale, nei cinque anni precedenti, di cui almeno 1 nella classe di concorso. Per chi partecipa al concorso con l’abilitazione e lo vince c’è l’assunzione a tempo indeterminato. Per chi partecipa senza abilitazione (con il requisito di servizio) è prevista la sottoscrizione di un contratto annuale di supplenza (31 agosto) durante il quale il docente sostiene un percorso formativo da 30 CFU, che se superato positivamente da diritto all’assunzione con contratto a tempo indeterminato.
  • Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

È prevista anche una fase transitoria, valida fino al 31 dicembre 2024 che prevede:

  • Attivazione di percorsi formativi da 30 CFU che danno accesso ai concorsi fino al 31 dicembre 2024, oppure accesso con i 24 CFU, purché acquisiti entro il 31 ottobre 2022.
  • Procedura concorsuale. Per chi risulta vincitore sottoscrizione di un contratto annuale (31 agosto), completamento del percorso universitario e accademico di formazione iniziale per 30 CFU, che in caso di esito positivo da diritto all’assunzione a tempo indeterminato.
  • Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

Per raggiungere il target di 70 mila assunti entro il 2024 come prevede la riforma del Pnrr, non ci sarebbero i tempi tecnici dato che ancora manca il Dpcm che regola la formazione e abilitazione dei nuovi insegnanti. Senza contare le modifiche necessarie al sistema di reclutamento con l’annullamento delle tanto contestate prove a crocette. L’ipotesi più accreditata è dunque lo slittamento di 1 o 2 anni dell’obiettivo richiesto.