Rider pedala 50 km per effettuare una consegna e il cliente si pente: questa la notizia che, negli scorsi giorni, ha fatto il giro del web, scatenando le polemiche. Il diretto interessato, un 28enne, ha sentito ora il bisogno di replicare, dichiarando di non essersi sentito sfruttato, visto che aveva deliberatamente accettato il lavoro, e schierandosi contro le strumentalizzazioni.
Rider pedala 50 km per effettuare una consegna. Ora replica alle polemiche: “Basta strumentalizzazioni”
Si chiama Filippo Bazerla, il rider di 28 anni finito alla ribalta delle cronache per aver accettato di consegnare un panino, ordinato tramite un’applicazione di delivery, pedalando per ben 50 chilometri, da Verona Sud a Bussolengo. La sua storia ha fatto il giro dei social perché il cliente, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Andrea Bassi, “pentito” della distanza che il ragazzo aveva dovuto coprire in sella alla sua bicicletta, aveva deciso di condividere quanto accaduto su Facebook, scatenando le polemiche. “Avevo ordinato da una nota catena di fast food alle 18.40, la consegna era prevista alle 19.40 ma alle 20.50 neanche l’ombra di nessuno – si legge nel post -. Il ragazzo è arrivato alle 21.10 e quando ho visto in che condizioni era, l’arrabbiatura si è trasformata in pena”. “È stata la prima volta che ho usato l’applicazione – specifica Bassi -. Ero ignorante, ora ne ho preso consapevolezza”, denunciando le condizioni di lavoro generali dei rider italiani.
Ma il rider, rimasto anonimo fino a poche ore fa, ha deciso di farsi avanti e di rispondere alle polemiche, sempre su Facebook. Nel lungo post, il ragazzo spiega di non essersi sentito affatto sfruttato e di aver deliberatamente accettato la consegna. “Non conta la quantità di denaro nel mio modo di essere. Quanto piuttosto la qualità del tempo in cui vivo. In soldoni, se vado in ufficio e devo stare in silenzio 8 ore, per fare 2 ore di pausa pranzo, insomma queste cose alienanti e per me almeno tristi, io rifiuto. L’ho sempre fatto e sempre lo farò”. In sostanza, il ragazzo non sembra vivere male le sue condizioni di lavoro. “La distanza era tanta – scrive – e se ho accettato quella consegna, è perché amo il mio lavoro, posso rifiutare se voglio”, spiegando che, contrariamente a quanto si pensi, l’app che usa non lo penalizza, in caso di rifiuto di un ordine.
Ma il giovane si è diretto anche direttamente a Bassi, dichiarando: “Se voleva poteva annullare l’ordine, sia prima che dopo 5 minuti dall’offerta contrattuale, ma se lo faceva dopo, io avrei ricevuto un indennizzo. Ma meglio così, se no arrivavo a Bussolengo e scoprivo di aver fatto la strada per niente e allora non sarebbe andato bene”. Un post di difesa del proprio lavoro, quindi, quello scritto dal ragazzo, che ha anche deciso di denunciare le strumentalizzazioni di cui, secondo il suo punto di vista, la categoria dei rider si ritrova spesso ad essere vittima. “Non vogliamo regole, siamo rider apposta, perché così ci lasciate in pace”, ha concluso.
La replica di Andrea Bassi nelle scorse ore
È tornato sulla questione, per l’ultima volta, anche Andrea Bassi che, sempre su Facebook, ha ribadito di non essere perfettamente a conoscenza del funzionamento dell’app di delivery. “Ho pienissimo rispetto per chi fa questo duro lavoro e non era mia intenzione mettere in cattiva luce nessuno – ha aggiunto, probabilmente riferendosi alle parole del ragazzo -, anzi tanto di cappello a chi, invece di starsene comodo a casa a farsi mantenere o aspettando/pretendendo un qualche sussidio, ha scelto di farsi un mazzo simile. Nulla quindi contro i rider che liberamente scelgono di fare questo lavoro, accettandone i meccanismi attuali di funzionamento. Altrettanto liberamente però io, che lo ritengo un sistema che allo stato attuale presenta delle grosse zone d’ombra, posso decidere di non utilizzare più il servizio per questioni etiche”, ha scritto, augurandosi che l’attenzione mediatica suscitata dalla sua vicenda possa servire a migliorare la situazione.