La pochezza delle idee e della qualità del congresso del PD è data dal fatto che anziché proporre qualcosa di nuovo e di diverso ci si rifugia nelle vecchie glorie del partito. Ora il dibattito si è spostato sul ritorno o meno di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani nei dem. Se Stefano Bonaccini ha aperto uno spiraglio, Elly Schlein ha spalancato la porta. Il congresso Pd sarà un’occasione anche per la reunion con gli scissionisti di Articolo Uno, che uscirono dal partito quando al Nazareno c’era Matteo Renzi. Fra loro, Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani. “Io spero e credo” che rientrino nel Pd, ha detto Schlein, “anche perché abbiamo avuto percorsi non dissimili con Articolo Uno di Roberto Speranza. Sono convinta che il congresso sia l’occasione per ritrovare l’unità di una sinistra rinnovata nel gruppo dirigente e nella visione che propone”. Nei giorni scorsi, rispondendo a una domanda sul possibile ritorno di quella che era “la ditta”, il governatore dell’Emilia Romagna ha detto che le “porte sono aperte a tutti, a chiunque voglia rientrare”.

La questione è politica ma anche tecnica. Che il congresso sia anche l’occasione per attrarre i fuoriusciti è cosa nota, tanto che, insieme al segretario dem Enrico Letta, Speranza è il garante del Comitato costituente – composto da 87 persone – che sta scrivendo il Manifesto dei valori e dei principi del nuovo Pd: la stesura si chiuderà nei prossimi giorni. Da calendario, il Manifesto dovrebbe essere approvato nell’assemblea in programma sabato a Roma. Dovrebbe, perché sui tempi del via libera non c’è certezza. Tanto che il coordinatore di Articolo Uno, Arturo Scotto, ha lanciato un allarme: “Noi lavoriamo affinché sabato venga approvata la carta dei valori del nuovo Pd. E’ il nostro obiettivo e lo prevede lo statuto”. Fra i dem, però, il dibattito è aperto: c’è chi spinge per chiudere e c’è chi ritiene opportuno che a dare il via libera sia l’assemblea che verrà eletta dopo l’arrivo del nuovo segretario e non quella di adesso, che non rispecchia più gli equilibri nel partito. 

Sta di fatto però che il rientro delle “vecchie glorie” del Partito democratico rappresenta il colpo di grazia definitivo ad un partito che non sembra avere più la capacità di rialzarsi. E quel che è peggio è che i due contendenti principali per la segreteria dem, Elly Schlein e Stefano Bonacini, non sembrano rendersene conto.