Contratto scuola 2019-2021, sono stati integrati i 400 milioni di euro per aumenti stipendi di docenti e personale Ata. Con la ripresa all’Aran delle trattative, che vedrà la prossima come la settimana cruciale per giungere alla firma definitiva entro la fine di gennaio, restano da definire i nuovi aumenti delle retribuzioni spettanti al personale scolastico, dopo che a dicembre scorso i salari sono aumentati mediamente di 98 euro e, a fine 2022, sono stati versati gli arretrati per il tardivo rinnovo contrattuale. In tutto, finora, sono state utilizzate risorse per il 95% di quelle disponibili. Per il contratto sono a disposizione, dopo lunga trattativa, i 300 milioni di euro del fondo per la valorizzazione dei docenti e altri 100 milioni di euro, una tantum – già stanziati – dei quali 14 milioni destinati agli stipendi dei dipendenti Ata. Mentre dalla legge di Bilancio 2023 arriveranno ulteriori 150 milioni di euro. Le trattative per la destinazione delle risorse sono riprese nella giornata di oggi e proseguiranno anche il 18 e 19 gennaio, prima di arrivare all’accordo finale previsto per la fine del mese.
Scuola docenti Ata aumenti stipendi nel 2023: a che punto è la trattativa?
Le trattativa all’Aran per il rinnovo del contratto scuola 2019-2021 ripartono dall’atto di indirizzo presentato dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che prevede, tra le altre cose, lo spostamento delle risorse per gli aumenti degli stipendi degli insegnanti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata). In via definitiva, andranno a integrare gli aumenti retributivi di dicembre i 300 milioni di euro del fondo per la valorizzazione degli insegnanti ai quali si aggiungeranno ulteriori 85,8 milioni di euro una tantum per i docenti e 14,2 milioni per il personale Ata. “L’atto di indirizzo – come ha spiegato Francesco Sinopoli della Flc Cgil – serve per attuare quanto stabilito nella sottoscrizione dell’Accordo”. Intesa che risale allo scorso 10 novembre e che ha sancito l’aumento delle retribuzioni del personale della scuola per oltre il 4% – come per tutto il comparto Istruzione e Ricerca – alla pari di tutti gli altri settori della Pubblica amministrazione. Nel corso degli incontri di questa settimana all’Aran si avvierà l’analisi della bozza di contratto già inviato ai sindacali per una possibile definizione, articolo per articolo. “I prossimi saranno incontri politici – ha spiegato Ivana Barbacci della Cisl Scuola – per sciogliere i nodi e accelerare così il percorso. Ci vorrà più o meno un mese per chiudere il confronto. I temi da trattare riguardano la formazione, i vincoli della mobilità e la responsabilità disciplinare del personale scolastico”.
Retribuzioni Pubblica amministrazione, aumenti coprono la metà dell’inflazione
In ogni caso, non si potrà fare a meno di rilevare la situazione degli stipendi dei docenti e del personale Ata delle scuole dopo la presentazione del rapporto semestrale sui rinnovi contrattuali dell’Aran. Nell’osservatorio, infatti, si evidenzia una forte disparità tra gli stipendi dei dipendenti della Pubblica amministrazione e quelli del settore privato. Nel periodo di riferimento tra il 2013 e il 2022, a fronte di un tasso di inflazione cresciuto del 13,8%, le retribuzioni dei dipendenti del pubblico impiego (a eccezione del personale dirigente che ha limitato i danni) sono cresciute di circa la metà, attestandosi su una percentuale di fine periodo del 6,7%. Gli stipendi del settore privato sono cresciuti, invece, dell’11,6%, quasi allo stesso livello dell’inflazione, con punte di crescita dei salari per i lavoratori impiegati nell’industria (+13,2%). La bassa copertura degli aumenti retributivi dei dipendenti della Pubblica amministrazione rispetto all’inflazione registrata negli ultimi dieci anni deriva – secondo quanto fatto notare dall’Aran – dal blocco dei rinnovi contrattuali fino al 2016: il penultimo contratto rinnovato, quello del triennio 2016-2018, è stato rinnovati nei primi mesi del 2018, l’ultimo rinnovato è stato siglato con un anno di ritardo rispetto al triennio che finiva nel 2021. I dati dell’osservatorio, che arrivano all’inizio dello scorso autunno, non hanno ancora beneficiato pienamente degli aumenti retributivi dello scorso dicembre per i comparti della scuola, della sanità e degli enti pubblici.