Alfredo Cospito ancora in sciopero della fame. A confermarlo, il suo legale, che oggi, dopo aver visitato l’anarchico nel carcere di Bancali, in provincia di Sassari, ha fatto sapere che l’uomo avrebbe perso almeno 40 chili, dichiarandosi disposto a sacrificare la propria vita nella lotta contro il regime del 41 bis a cui è sottoposto.
Alfredo Cospito sciopero della fame: l’anarchico ha già perso 40 chili
“Oggi ho visto Alfredo nel carcere di Bancali, l’ho trovato profondamente dimagrito. Ha perso 40 chili, passando dai 118 del 20 ottobre agli attuali 78 kg”. Queste le parole del legale di Cospito, detenuto da oltre dieci anni per aver gambizzato nel 2012 l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi e per aver piazzato due ordigni fuori da una caserma di Cuneo nel 2005, rischiando l’ergastolo per “strage politica”. Da tre mesi è in sciopero della fame per protestare contro il regime di carcere duro previsto dal 41 bis, a cui è sottoposto, e solitamente riservato ai capi e sottocapi dei clan mafiosi e ai terroristi. La norma, che prevede una forte limitazione dei contatti del detenuto, è in effetti prevista dall’ordinamento italiano per evitare che i vertici delle organizzazioni criminali riescano a comunicare con gli affiliati all’esterno delle strutture carcerarie. Per gli avvocati che lo sostengono, le motivazioni alla base della decisione di applicarlo nei suoi confronti sarebbero carenti, ma per il Tribunale di Sorveglianza di Roma, la scelta sarebbe giustificata dal fatto che Cospito, anche dal carcere, potrebbe continuare ad esercitare “il suo ruolo apicale” nella Fai, la Federazione Anarchica Informale.
Cospito “continua ad affermare che non arresterà la sua protesta – prosegue il difensore – se non con la revoca del 41 bis a cui è sottoposto, consapevole del significato che questa affermazione può rappresentare. Precisa che la vita al 41 bis non è vita e che se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie”. Intanto l’uomo “continua a dimagrire, superando, oltrepassando, il punto critico della sua protesta, condotto con e sopra il suo corpo e la sua salute, mentre il Ministero continua a serbare un incomprensibile silenzio sull’istanza di revoca inviatagli dalla difesa. Eppure era stato lo stesso ministro a lamentare in una nota l’assenza di un suo formale coinvolgimento. Ciò detto, anche qualora la decisione ministeriale fosse negativa, Cospito e tutti e tutte coloro mobilitatasi in questi mesi a sostegno del suo sciopero della fame, hanno il diritto di sapere per quali ragioni l’anarchico debba essere condannato ad espiare la sua pena nel regime detentivo speciale. Non vorremmo che, come spesso avviene, il ministero attendesse lo spirare dei 30 giorni dalla presentazione dell’istanza e quindi omettesse qualsiasi esplicita decisione trincerandosi in un silenzio-diniego privo di motivazioni, di ragioni, di senso dell’umanità”, conclude l’avvocato.
“Contro il 41 bis per un mondo senza galere. Libertà per tutti e tutte”, recitava lo striscione che, qualche giorno fa ha accompagnato la manifestazione organizzata a Milano a sostegno dell’anarchico, solo una delle tante in Italia. Partiti dal piazzale di Porta Genova, i manifestanti hanno scandito a lungo slogan contro il regime di carcere duro, anche davanti a San Vittore, dove il corteo si è fermato simbolicamente per qualche minuto. Con loro, almeno nell’unità di intenti, decine di intellettuali e politici, da Massimo Cacciari a Gherardo Colombo, firmatari di un appello indirizzato al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere la revoca del 41 bis nei confronti dell’anarchico. Misura che, proprio nella mattinata di oggi, il Guardasigilli ha previsto per Matteo Messina Denaro, arrestato ieri a Palermo al termine di una maxi operazione dei carabinieri del Ros. Se non sarà lui a fermare lo sciopero di Cospito, prendendo un provvedimento, l’uomo – che sta usando il suo corpo per farsi ascoltare – potrebbe rischiare di andare incontro a complicazioni.