Per il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, tra le personalità politiche del nuovo Governo più amate, le intercettazioni telefoniche mafiose sarebbero “assolutamente indispensabili”. Il ministro lo ha dichiarato questa mattina nel corso di un’intervista rilasciata a Radio 24, dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, il super boss mafioso latitante da trent’anni che ieri è stato bloccato dai carabinieri del Ros all’interno di una clinica medica di Palermo, dove si era recato per svolgere alcuni controlli dopo essersi sottoposto ad un’operazione. Secondo quanto emerso dalle indagini, sembra infatti che le intercettazioni abbiano avuto un ruolo cruciale per la sua cattura: persone a lui vicine, compresa la sorella, erano solite fare discorsi su un doppio problema oncologico, al colon e al fegato, nel corso delle telefonate. Così, tramite il Ministero della Salute e i server che gestiscono le prenotazioni a livello nazionale, è stato possibile rintracciare i pazienti sottoposti a interventi e cure per le due patologie. Le autorità sarebbero arrivate così al nome di Andrea Bonafede, scoprendo che, il giorno che avrebbe dovuto essere operato, l’uomo, geometra di professione, non si trovava in ospedale, ma in casa, ed era stato visto a passeggio con il suo cane: da qui i sospetti che la sua identità fosse in realtà usata dal mafioso, sospetti che hanno consentito la risoluzione del caso.
Intercettazioni telefoniche mafiose, le dichiarazioni del ministro Nordio
Come dimostra quanto accaduto nel caso di Messina Denaro, nella lotta alla mafia e al terrorismo, secondo il ministro Nordio, le intercettazioni sarebbero quindi “assolutamente indispensabili”, soprattutto per la ricerca della prova e per comprendere i movimenti delle persone più pericolose. “Quello che va cambiato – ha dichiarato – è l’abuso che se ne fa per reati minori, con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che non hanno a che fare con le indagini. Credo che ci sia malafede quando si confondono i due campi”. L’importante, secondo il Guardasigilli, sarebbe quindi utilizzarle nei confronti delle persone sospettate di reati gravissimi, per esempio i mafiosi, “per capire con chi parlano, come si muovono e quali siano le loro problematiche”, come nel caso di Messina Denaro, il cui è arresto è considerato da tutti uno straordinario successo, per Nordio frutto dell’impegno del nuovo Governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni.
“È stato finalmente arrestato l’ultimo dei protagonisti della stagione delle stragi – ha poi commentato il ministro -. Con questo arresto si chiude la fase più cruenta e sanguinaria. È la fine di un inizio, poi che sia l’inizio della fine dipende da molto, non solo dalla legislazione ma anche dall’uso che faremo di queste nuove tecnologie per combattere la mafia”. “È llusorio pensare che la mafia possa essere vinta perché si arresta qualche boss, anche il più pericoloso – ha proseguito -. È un fenomeno che va combattuto con un arsenale di armi e con una rivoluzione copernicana culturale. Nella lotta alla mafia si devono coniugare tecnologie, e di questo fanno parte sicuramente le intercettazioni, e il metodo Falcone: una continua, ininterrotta analisi di dati finanziari, movimenti di denari, pedinamento e controllo che non può mai essere interrotto”.
Facendo riferimento alla detenzione del boss mafioso arrestato a Palermo, ha invece dichiarato: “Un minimo senso di umanità e di senso cristiano oltre a quello che insegna la Costituzione impone di curare le persone quando sono ammalate. Siamo in grado di garantire la detenzione e il diritto alla salute. Le strutture italiane riescono a garantire una assistenza sanitaria di primo livello. Esistono dei luoghi compatibili con la detenzione e la garanzia dell’assistenza sanitaria; non sono molti, ma possiamo assolutamente garantire che coesisteranno il diritto alla salute e il diritto alla sicurezza per la detenzione di un pericoloso latitante, assicurato alla giustizia dopo 30 anni”.