Le proteste antigovernative in Perù non si fermano e così l’ira dei manifestanti. Dopo l’indizione del coprifuoco in diverse parti del paese come Lima, Cusco, Callao e Puno – quest’ultima regione particolarmente scossa dalle proteste che hanno contato solo nella giornata del 9 dicembre ben 18 morti nella città di Juliaca – i manifestanti ora sono diretti verso la capitale, per la cosiddetta marcia “de los cuatro suyos” in riferimento alle quattro regioni che costituivano il Tahuantinsuyo, l’impero inca. Come per dire: il popolo peruviano marcerà verso Lima da ogni angolo del paese.

Le richieste dei manifestanti che animano le proteste in Perù

Le richieste dei manifestanti sono ben precise, e sono le stesse dal 7 dicembre, ovvero da quando sono iniziate le mobilitazioni dopo che l’ex presidente Castillo è stato destituito dal Congresso a causa del suo tentativo di auto-golpe: liberazione di Castillo (condannato a 18 mesi per ribellione contro lo Stato), destituzione di Dina Boluarte (l’ex vice presidente salita alla carica rimasta vacante), scioglimento del Congresso con indizione di nuove elezioni e creazione di un’assemblea costituente per redigere una nuova Costituzione (in sostituzione dell’attuale redatta nel 1993 sotto Alberto Fujimori).

La situazione attuale: il problema dei morti

Dina Boluarte, la nuova presidente, non è intenzionata a lasciare la carica e il Congresso ha concesso la fiducia a un premier, Alberto Otarola, e a una compagine governativa appartenente al centro-destra, fazione contraria rispetto ai manifestanti. La presidenza spera che i rivoltosi si placheranno e ha annunciato che non cederà a un “gruppo minuscolo di settori estremisti che incendiano e distruggono il paese”. A causa dei brutali scontri che si registrano durante le manifestazioni tra i civili e la polizia, il numero dei morti è salito a 50 persone. Diceva così lo scrittore Manuel Scorza:

“Nelle Ande i massacri si susseguono con il ritmo delle stagioni. Nel mondo ce ne sono quattro, nelle Ande cinque: primavera, estate, autunno, inverno e massacro”.