Si parla di miliardi: quattro, più probabile cinque. A tanto ammonterebbe il patrimonio Matteo Messina Denaro, il boss dei boss, uno dei mandanti degli attentati contro i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992 e di altre stragi di mafia che è stato arrestato il 16 gennaio dai carabinieri del Ros dopo trent’anni di latitanza. Tra i suoi affari c’è di tutto: la grande distribuzione commerciale attraverso i supermercati del marchio Despar di Giuseppe Grigoli, gli impianti eolici di Vito Nicastri , i villaggi turistici Valtur di Carmelo Patti, immobili, opere d’arte e molti altre attività, dalle sale per slot machine a quelle per scommesse. Del resto nell’arco di tre decenni, sono stati tantissimi i colpi inferti al boss e ai suoi fedelissimi, e hanno riguardato beni mobili e immobili che Matteo Messina Denaro, avvalendosi di vari prestanome, ha accumulato senza porsi confini né settoriali, né tantomeno geografici.

Ecco a quanto ammonta il patrimonio di Matteo Messina Denaro

La Mafia si muove con e per i soldi. Non fa eccezione Matteo Messina Denaro che al lusso non ha mai rinunciato, come dimostra l’orologio da 35mila euro che indossava al momento della cattura. Il denaro è stata infatti prima strada che ha percorso chi si è trovato ad indagare sulla strategia del boss che ha sempre adottato un profilo basso, sfruttando soggetti al di sopra di ogni sospetto e riuscendo a far sì che Cosa Nostra penetrasse nel tessuto economico e sociale mettendo le mani nei settori più disparati: da quello edile a quello del turismo, dalla gdo alla ristorazione, dalla sanità all’agricoltura, spazzando via ogni tipo di concorrenza. Sono state ingenti, nel tempo, anche le somme depositate in conti correnti di paesi stranieri, compresi ovviamente anche i paradisi fiscali. Un pozzo senza fondo che alla fine vale miliardi, come si evince dallo storico dei sequestri e delle confische (a lui e ai suoi riferimenti) operati negli anni dalle forze dell’ordine. Uno di questi è proprio Giuseppe Grigoli, ex proprietario dei supermercati Despar, condannato per essere stato il braccio imprenditoriale di Matteo Messina Denaro e a cui è stato sequestrato un patrimonio di 700 milioni di euro comprendenti dodici società, 220 fabbricati (palazzine e ville) e 133 appezzamenti di terreno per 60 ettari. Grigoli è lo stesso che ha permesso l’arresto di Giovanni Franco Becchina, il ricettatore di reperti archeologici trafugati per conto della famiglia Messina Denaro. Il re dei supermercati (così veniva etichettato), raccontò ai magistrati di avere ricevuto dal collezionista d’arte di Castelvetrano, tra il 1999 e il 2006, buste piene di soldi che aveva il compito di consegnare a Vincenzo Panicola, cognato di Matteo Messina Denaro. Poi c’è l’eolica. Anche in questo caso il settore è stato curato per conto del boss dall’imprenditore trapanese Vito Nicastri, l’ex elettricista di Alcamo e pioniere del green in Sicilia, che per anni avrebbe tenuto le chiavi della cassaforte del capomafia. A Nicastri è stato sequestrato un patrimonio di un miliardo e mezzo di euro. Infine i viaggi Valtur, un colosso del turismo del valore di miliardi di proprietà di Carmelo Patti, l’ex muratore di Castelvetrano divenuto capitano d’azienda e finito nei guai per un’accusa di evasione fiscale. Braccio destro di Patti era il commercialista Michele Alagna, padre di una delle amanti di Messina Denaro, Francesca, che al boss ha dato una figlia mai riconosciuta. Nel 2018 il tribunale di Trapani ha sequestrato a Patti beni per 1,5 miliardi, un delle misure patrimoniali più ingenti mai eseguite: a finire sotto sequestro ci furono resort, beni della vecchia Valtur, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società. Uno dei principali business nelle mani dei fedelissimi del boss e della mafia trapanese è stato poi rappresentato negli ultimi anni dal gioco online, un settore che ben si presta alla pratica del riciclaggio, estorsioni e minacce. Va sottolineato come i calcoli si riferiscono solo al valore di ciò che gli è stato portato via dallo Stato: proprietà che, messe insieme, ammonterebbero a quasi 5 miliardi di euro. Ad oggi infatti è impossibile ad oggi conoscere effettivamente ciascuno dei beni mobili e immobili a lui collegabili.