La popolazione in Cina cala per la prima volta da oltre sessant’anni. L’ultimo dato simile risale al 1961, ma allora le condizioni socio-politiche erano diverse: il gigante asiatico, infatti, usciva da una terribile carestia voluta dal famoso “Grande balzo in avanti” di Mao Zedong che causò milioni di morti. E nonostante la crisi demografica attuale non ha nulla a che vedere con l’ultima registrata, i numeri non lasciano comunque spazio a dubbi: secondo i dati diffusi dalll’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, alla fine del 2022 la popolazione cinese era di 1.411,75 milioni, aggiungendo di stimare “una diminuzione di 0,85 milioni rispetto al dato della fine del 2021. Anche il Pil è ai minimi da 40 anni e segna un rialzo del 3 percento.
Cala la popolazione in Cina per la prima volta dal 1961: i numeri, le cause. Tutte le informazioni
Intanto va detto che i dati si riferiscono alla sola Cina continentale, quindi esclusi i territori di Hong Kong e Macao. La popolazione sta rapidamente invecchiando per effetto di un forte calo del tasso di natalità, che nel 2022 è scivolato ai minimi dal 1949 e per la prima volta le morti hanno superato le nuove nascite. Nel dettaglio si sono registrate 9,56 milioni di nascite (sceso nel 2022 a 6,77 per mille abitanti dalle 7,52 del 2021) contro 10,41 milioni di morti. La curva demografica cinese riflette in parte gli effetti della “politica del figlio unico” introdotta nel Paese nel 1979. Tale politica, proprio alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione che, come per diverse economie avanzate del pianeta, minaccia le prospettive di crescita a medio e lungo termine, è stata gradualmente rimossa dal governo del presidente Xi Jinping. Così nel 2016 il paese del Dragone ha posto fine dopo decenni alla politica del figlio unico, allentando le maglie sulla pianificazione familiare fino a consentire, a ogni coppia di poter avere tre figli, numeri che però sono molto lontani dalla realtà effettiva delle cose. Il calo demografico preoccupa la leadership comunista e che potrebbe agire da freno alla ripresa economica di cui il Paese asiatico ha tanto bisogno dopo tre anni di Covid, mettendo a rischio l’ambizione del presidente Xi Jinping di superare gli Stati Uniti come maggiore economia del mondo. Un declino, inoltre, che potrebbe far perdere al Paese lo status di nazione più popolosa al mondo: quest’anno, infatti, dovrebbe registrarsi il sorpasso dell’India. Il calo delle nascite è collegato anche a nuovi e inevitabili cambiamenti sociali: in Cina ci sono oltre 30 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Donne che, visto il livello di istruzione e occupazione femminile che cresce, spesso ritardano la maternità o non la considerano proprio. Inoltre il costo crescente della vita e dell’educazione per i bambini che le famiglie della classe media urbana devono sostenere non gioca certo a favore. Il sogno del “ringiovanimento nazionale” della nazione da raggiungere nel 2049, centenario della fondazione della Repubblica Popolare, si scontra con una realtà che si muove in tutt’altra direzione e che rischia di frenare la crescita, riducendo la forza lavoro e facendo impennare i costi del welfare.
Anche il Pil ai minimi da 40 anni
Brutte notizia anche nel campo strettamente economico. Nel quarto trimestre del 2022 il Pil ha registrato un rialzo del 2,9 percento, per una crescita complessiva del 3percento nell’intero anno. Si tratta dei livelli più bassi da oltre 40 anni, legati soprattutto ai problemi causati dal Covid. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, su base congiunturale tra terzo e quarto trimestre la variazione è stata pari a zero. Il Pil ha evidenziato una delle performance più deboli da decenni a causa soprattutto degli effetti della politica di “tolleranza zero” legata al Covid (terminata agli inizi di dicembre), del crollo del settore immobiliare e della domanda estera indebolita.