Si conclude con le dimissioni la carriera politica di Christine Lambrecht, da oggi ex ministro della Difesa in Germania. Sul suo conto pesa un’aura di negatività e ostruzionismo cresciuto con il passare dei mesi a seguito di alcune dichiarazioni e gaffe compiute dalla 57enne socialdemocratica.

Lavoro in vista dunque per il cancelliere Olaf Scholz, il quale ha accettato il passo indietro della collega di partito, concludendo così un’esperienza nel board del Bundestag durata poco più di un anno. Sulla decisione ha pesato anche il pugno duro delle opposizioni, che hanno contestato a Lambrecht anche una scarsa competenza in un periodo storico piuttosto delicato.

Dimissioni Lambrecht, chi sarà il prossimo ministro della Difesa in Germania

Olaf Scholz sfoglia dunque i petali della margherita, affermando di volersi attenere all’equa distribuzione delle quote di governo come affermato a inizio mandato. Al posto di Christine Lambrecht, che ha rassegnato le proprie dimissioni questa mattina, è corsa a due per il ruolo di nuovo ministro della Difesa in Germania: circolano infatti i nomi di Eva Högl, responsabile della commissione del Bundestag per le forze armate, oppure Lars Klingbeil, già braccio destro di Scholz e attuale commissario alla Difesa.

In quest’ultimo caso sarebbe necessario ricomporre le tessere del puzzle, ma non è escluso che possa essere concessa una deroga visto il carattere eccezionale della misura. Ma quali errori paga Christine Lambrecht durante il suo mandato?

Sono almeno tre quelli da matita rossa. Il primo riguarda la gestione dell’arsenale militare tedesco: da un lato il mancato invio dei carri armati in Ucraina, carenza poi sopperita dalla Polonia (ma Zelensky non si è mostrato risentito, in programma il 24 gennaio un bilaterale sul tema), dall’altro l’acquisto dei velivoli Puma per le esercitazioni congiunte Nato, poi arrivati difettosi e inutilizzabili.

Segue lo scandalo pubblico che ha immortalato l’ex ministro mentre portava con sé il figlio su un elicottero governativo, per recarsi in vacanza (ma lei ha sempre giurato di aver pagato a sue spese il trasferimento). Probabilmente, però, a pesare maggiormente è il clamoroso scivolone dovuto al video di auguri durante la notte di Capodanno. Al suo interno, infatti, era contenuto un messaggio dall’intento benevolo di solidarietà al popolo ucraino, tuttavia il contesto non poteva essere più sbagliato. Troppo assordante il rumore di sottofondo causato dallo scoppio dei fuochi di artificio, il cui suono ha ricordato a molti i bombardamenti che Kiev assiste quotidianamente. Una scelta di pessimo gusto, un errore presumibilmente in buona fede e frutto di un cattivo consiglio comunicativo.