È già successo con il superbonus, i vecchi edifici stanno perdendo valore a causa dei requisiti energetici. Ora una nuova direttiva europea rischia di aggravare ulteriormente il problema. Si tratta della normativa sulle così dette case green, un pacchetto pensato per incoraggiare la ristrutturazione degli edifici, in modo da ridurne le emissioni di Co2. Stando alle ultime bozze, il documento prevedrebbe che entro il 2030 gli edifici in classe energetica f e g, ovvero quelle meno efficienti, passino alla E. Non solo, entro il 2033 potrebbe essere necessario arrivare addirittura alla D.

Case green, la Direttiva Ue tra le polemiche

Disposizioni che hanno portato non poche polemiche, anche all’interno dello stesso Europarlamento. Se la presidenza di turno svedese dell’Unione vorrebbe arrivare al via libera della direttiva entro la fine del suo semestre di presidenza, i tempi rischiano già da ora di allungarsi: il testo arriverà infatti a Bruxelles in commissione industria, ricerca ed energia insieme agli oltre 1500 emendamenti presentati dai partiti del centro-destra europeo. Una volta approvata, sarà poi necessario che i singoli stati la recepiscano.

Istat: 8 milioni di immobili non sono adeguati

Le ragioni del contendere sono principalmente due. La prima, il problema dei tempi, se la direttiva venisse approvata sarebbero fuori legge il 74% degli edifici sul suolo italiano. Ciò significa che andrebbero adeguati almeno 8 milioni di immobili in pochissimo tempo. E poi c’è il tema dei costi. Già con il 110 percento si è assistito a una lievitazione dei listini, anche a causa della scarsità di materie prime dovuta alle contingenze internazionali, e la misura ha riguardato il 5% degli edifici unifamiliari e lo 0,8% dei plurifamiliari. Una misura che, tra l’altro, è costata quasi 70 miliardi alle casse dello stato. Ultimo dato, non meno importante, molti immobili sul suolo italiano sono storici, e presentano quindi seri vincoli architettonici.