Avvocatessa uccisa a Roma. Il gip di Roma ha convalidato l’arresto di Costantino Bonaiuti, l’uomo che ha sparato e ucciso la sua ex compagna Martina Scialdone. Al termine dell’udienza di convalida il giudice ha disposto l’applicazione della misura cautelare. La Procura di Roma contesta nei confronti dell’indagato l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili e abbietti motivi rappresentati dalla gelosia e dall’aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva.

Avvocatessa uccisa a Roma, Costantino Bonaiuti resta in carcere

L’assassino di Martina Scialdone si è avvalso della facoltà di non rispondere. All’udienza di convalida l’uomo ha preferito restare in silenzio senza rispondere alle domande del gip. L’avvocato di Bonaiuti, Fabio Taglialatela ha poi parlato con la stampa esponendo la propria linea difensiva. Secondo l’avvocato, Martina Scialdone si sarebbe potuta salvare se gli avventori del locale e i proprietari avessero fatto qualcosa per aiutarla. Martina sarebbe morta dunque per l’atteggiamento negligente delle persone che non avrebbero intercettato il suo particolare stato d’animo: “Se tutti avessero fatto il loro lavoro, i loro compito di cittadini, questa ragazza sarebbe ancora viva. La ragazza pare abbia chiesto aiuto: nessuno ha modo di riscontrare questa richiesta di aiuto, ma questo lo appureremo. In questa vicenda ci sono due vittime”. Bonaiuti non avrebbe agito con premeditazione. L’avvocato sostiene che l’omicidio sia stato “il tragico errore di un soggetto che forse voleva porre fine alla sua vita e che invece soffrirà per sempre di quanto successo”. Costantino Bonaiuti era in cura per depressione. L’avvocato ha infatti spiegato: “Le difficoltà psicologiche e psichiatriche del mio assisto sono certificate. Era seguito da un centro per una forma depressiva ma non è questa patologia che ha dato luogo all’evento perché era assolutamente controllata. Lui ha avuto sempre un rapporto cordiale con questa persona, tanto è vero ci sono state mai denunce o querele”.

La difesa dei titolari del ristorante

Intanto continuano le indagini per stabilire se i titolari del ristorante Brado avessero chiamato i carabinieri mentre la lite tra Martina e Costantino era in corso. Stando al racconto di alcuni testimoni, l’avvocatessa si sarebbe chiusa in bagno per paura. Il proprietario del ristorante avrebbe però cacciato la ragazza per il timore che potesse disturbare gli altri clienti. Per ricostruire quanto avvenuto, gli inquirenti hanno a disposizione il materiale delle videocamere di sorveglianza. I proprietari del ristorante hanno voluto replicare alle accuse: “Sono usciti insieme, noi però non abbiamo cacciato nessuno, anzi abbiamo chiesto alla ragazza se avesse bisogno di aiuto e lei ci ha detto che era tutto a posto. Anzi, noi abbiamo tentato di proteggerla. Poi anche lei è andata via: la povera ragazza è stata uccisa a un centinaio di metri dal nostro locale e solo dopo essere stata colpita è tornata indietro ferita”. Sono esclusi provvedimenti di natura penale nei confronti dei titolari del locale ma non quelli amministrativi. Nell’ipotesi in cui dovessero emergere delle responsabilità, si potrebbe arrivare ad un provvedimento di chiusura del locale.

Il mistero del tumore

Costantino Bonaiuti nega di essere malato di cancro ai polmoni anche se i familiari e l’Enav confermano. Si aggiunge un altro tassello a questa storia drammatica. Il suo avvocato però parlando con la stampa ha escluso in modo categorico che l’uomo avesse un male incurabile: “Me lo ha escluso nella maniera più categorica. Mi ha detto di essere depresso e amareggiato per quello che ha fatto. Ma ha negato di avere un tumore maligno”. I colleghi di lavoro però smentiscono questa tesi asserendo che l’uomo lavorava da casa in quanto doveva sottoporsi a delle sedute di chemioterapia. In un’intervista la sorella ha invece dichiarato: “Costantino ha nascosto a tutti di essere malato di cancro per mesi. Fino a quando la situazione non è precipitata e non è stato possibile nasconderlo. Non ci sono giustificazioni per quello che ha fatto. Ma anche noi negli ultimi mesi lo abbiamo visto cambiare. Era meno presente anche con i nipoti che lui considerava dei figli”. L’Enav sta verificando la presenza di certificati medici che attestino la gravità della patologia dell’uomo.