Mafiosi latitanti italiani: scende a quattro il numero di quelli ancora a piede libero, dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, il super boss di Cosa Nostra ricercato da trent’anni, fermato questa mattina a Palermo dai carabinieri del Ros all’interno della clinica privata “La Maddalena”, dove l’uomo era stato operato un anno fa, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, e doveva ora sottoporsi ad alcune terapie. Condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra cui le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, Messina Denaro è stato trasferito prima nella caserma di San Lorenzo e poi in una struttura carceraria di massima sicurezza. Con la sua cattura, caduta simbolicamente un giorno dopo l’anniversario dei 30 anni da quella di Totò Riina, il 15 gennaio del 1993, si assottiglia la lista dei latitanti di massima pericolosità ancora ricercati.
I quattro mafiosi latitanti italiani a piede libero
Scende a quattro, con l’arresto di Ettore Messina Denaro, il numero dei latitanti di massima pericolosità ancora ricercati dalle autorità italiane. Si tratta di Attilio Cubeddu, Giovanni Motisi, Renato Cinquegranella e Pasquale Bonavota.
Attilio Cubeddu
Nato ad Arzana, in provincia di Nuoro, il 2 marzo del 1947, Attilio Cubeddu (in foto) è ricercato dal 1997, quando, dopo aver goduto di un permesso, non fece ritorno nella Casa Circondariale di Badu ‘e Carros, dove era detenuto per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. Si tratta di uno dei membri storici dell’Anonima sequestri e, secondo le forze dell’ordine, sarebbe coinvolto nel sequestro di Ludovica Rangoni Machiavelli e Patrizia Bauer, le due ragazze rapite a Bologna nel 1983 a pochi mesi di distanza l’una dall’altra e liberate dopo il pagamento di un riscatto, e in quello di Cristina Peruzzi, sequestrata nel 1981 e liberata 25 giorni dopo anche lei in seguito al pagamento del riscatto. Noto alle autorità fin da giovanissimo, l’uomo fu arrestato a Riccione nell’aprile del 1984 e condannato a 30 anni di carcere. Uscito nel gennaio del 1997 con un permesso ottenuto grazie alla sua buona condotta, avrebbe dovuto fare rientro nella struttura carceraria il 7 febbraio di quell’anno, ma fece perdere le sue tracce e, da allora, non si sono più avute sue notizie.
Giovanni Motisi
Classe 1959, Giovanni Motisi, conosciuto come “U’ Pacchiuni”, è uno dei principali membri di Cosa Nostra. Capo del clan Motisi, palermitano, è il latitante più pericoloso e ricercato d’Italia dopo l’arresto di Messina Denaro, per anni in cima alla lista. L’uomo, un tempo reggente del mandamento Pagliarelli, si fece strada all’interno dell’organizzazione criminale prendendo il posto dello zio, Matteo Motisi. Considerato il killer di fiducia di Riina, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del commissario Giuseppe Montana, ucciso a colpi di pistola il 28 luglio 1985 a Santa Flavia, alle porte di Palermo. È latitante dal 1998, dal 1999 a livello internazionale; nel 2001, alle accuse che gli venivano già contestate, si è aggiunta quella per associazione di tipo mafioso; nel 2002 quella per stragi.
Renato Cinquegranella
Nato a Napoli il 15 maggio 1949, Renato Cinquegranella è l’unico esponente della Camorra ad essere presente nella lista degli italiani più ricercati. Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio di Giacomo Frattini, giovane camorrista torturato, ucciso e fatto a pezzi il 21 gennaio 1982 per vendetta dopo l’omicidio in carcere di Aniello La Monica, considerato al tempo un fedelissimo del boss di Secondigliano. Cinquegranella è ricercato dal 2002 per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi e estorsione. Dal 2018 sono state diramate le ricerche in campo internazionale.
Pasquale Bonavota
Tra i latitanti più recenti compare Pasquale Bonavota, nato a Vibo Valentia il 10 gennaio 1974, presunto capo-società della ‘ndrina calabrese di Sant’Onofrio e Stefanaconi, i Bonavota, attivi secondo le autorità italiane almeno dagli anni Ottanta. La sua latitanza è iniziata nel novembre del 2018, dopo che una importante operazione avviata contro la ‘ndrina dei Bonavota aveva permesso di ricostruire con precisione l’organigramma della cosca. L’uomo è attualmente ricercato per associazione di tipo mafioso e omicidio aggravato in concorso.